Page 14 - Jane Eyre
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Ora v'insegnerò a frugar nella mia biblioteca, perché
           questi libri sono miei, tutto mi appartiene in casa, o mi
           apparterrà fra pochi anni. Andate vicino alla porta, lon-
           tano dallo specchio e dalla finestra.
              Ubbidii senza sapere che intenzione avesse; ma quan-
           do vidi che alzava il libro e far atto di gettarmelo contro,
           mi tirai istintivamente da parte, mandando un grido d'al-
           larme. Non fui però abbastanza pronta; il volume volò
           per aria e mi colpì nella testa; io caddi e battendo nello

           spigolo della porta mi ferii.
              La ferita sanguinava ed io provai un gran dolore: ma
           il terrore era svanito per dar luogo ad altri sentimenti.
              — Perfido e crudele ragazzo! — dissi, — siete simile
           a un assassino, a un guardiano di schiavi, a un imperato-
           re romano!
              Avevo appunto letto la storia di Roma di Goldsmith e
           mi ero fatta un concetto di Nerone, di Caligola, che non
           credevo di dover esporre mai a voce alta.
              — Come! Come! — esclamò. — Dice a me forse?
           L'avete sentita, Eliza, Georgiana? Vado a dirlo a mam-
           ma, ma prima....
              Egli si slanciò contro di me, e mi sentii afferrare per i
           capelli e per le spalle con disperato furore. Io vedevo
           realmente in lui un assassino, un tiranno.
              Sentii scendermi dalla testa e cadere sul collo una o
           due gocce di sangue e provai un'acuta sofferenza; queste
           sensazioni per un momento dominarono la paura e mi
           resero furente.




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