Page 13 - Jane Eyre
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Essendo assuefatta ad ubbidire a John, mi accostai
           alla seggiola sua. Egli stette tre minuti a mostrarmi la
           lingua, allungandola quanto più poteva, sapevo che sta-
           va per picchiarmi e spiavo sulla sua brutta faccia il mo-
           mento in cui la collera avrebbegli fatto allungare la
           mano.
              Credo che s'accorgesse del mio pensiero, perché a un
           tratto si alzò senza dir parola, e mi colpì duramente.
              Barcollai e poi rimettendomi in equilibrio, mi allonta-

           nai di un passo o due dalla sua sedia.
              — Questo è per l'impudenza con cui avete risposto
           alla mamma, — mi disse, — e per esservi nascosta die-
           tro la tenda e per lo sguardo che avevate negli occhi
           poco fa, talpa!
              — Assuefatta com'ero agli insulti di John, non mi
           venne neppur l'idea di rispondergli; ponevo ogni cura
           invece   nel   sopportare   coraggiosamente   il   colpo,   che
           avrebbe tenuto dietro all'insulto.
              — Che cosa facevate dietro la tenda? — mi domandò.
              — Leggevo.
              — Fatemi vedere il libro.
              — Mi diressi verso la finestra per prenderlo.
              — Non c'è bisogno che prendiate i nostri libri; dipen-
           dete da noi, dice la mamma; non avete quattrini, vostro
           padre non vi lasciò nulla; dovreste andare ad accattare
           invece di star qui con noi, che siamo figli di signori, di
           mangiare i medesimi cibi che mangiamo e di esser ve-
           stita alle spese della mamma.




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