Page 8 - Jane Eyre
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cui trovavasi di tenermi così lontana, ma che fino al mo-
mento in cui Bessie non guarentirebbe che mi studiavo
di acquistare un carattere più socievole e più infantile,
maniere più cortesi e qualcosa di più radioso, di più
aperto, di più sincero, non poteva concedermi gli stessi
privilegi che ai bambini allegri e soddisfatti.
— Che cosa vi ha detto Bessie di nuovo sul conto
mio? — domandai.
— Jane, non mi piace di essere interrogata. Sta male,
del resto, che una bimba tratti così i suoi superiori. Se-
detevi in qualche posto e state buona fino a quando non
saprete parlare ragionevolmente.
Una piccola sala da pranzo metteva nel salotto, andai
in quella pian piano.
Vi era una biblioteca e io m'impossessai di un libro,
cercando che fosse ornato d'incisioni.
Mi collocai allora nel vano di una finestra, sedendomi
sui piedi come i turchi, e tirando la tenda di damasco
rosso, mi trovai rinchiusa in un doppio ritiro.
Le larghe pieghe della cortina scarlatta mi nasconde-
vano tutto ciò che era alla mia destra: alla mia sinistra
una invetriata mi proteggeva, ma non mi separava da
una triste giornata di novembre.
Di tanto in tanto, sfogliando il libro, gettavo un'oc-
chiata al difuori e studiavo l'aspetto di quella serata d'in-
verno; in lontananza si scorgeva una pallida striscia di
nebbia con nuvole, più vicino alberi bagnati, piante sra-
dicate dal temporale e, infine, una pioggia incessante,
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