Page 110 - Jane Eyre
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Ella invitò Elena e me ad avvicinarci alla tavola, col-
locò dinanzi a noi le tazze e i crostini, poi tolse da un
cassetto un maestoso pan pepato, ravvolto con cura, e la
sua mano generosa ce ne tagliò delle fette grosse.
Quella sera ci parve di nutrirci di nettare e di ambro-
sia. Il sorriso di soddisfazione col quale la signorina
Temple ci guardava mangiare con voracità i cibi delicati
che ci dava, aumentava la nostra contentezza.
Dopo preso il tè, la direttrice ci ricondusse accanto al
fuoco, e ognuna di noi si sedè ai lati di lei.
Una conversazione s'impegnò fra Elena e la signorina
Temple.
Non era piccolo privilegio di essere ammessa ad
ascoltarla.
La direttrice era sempre serena nell'aspetto, nobile nel
portamento, ed esatta nel linguaggio, così che evitava
qualsiasi esagerazione.
Nell'ascoltarla, si provava non solo un vivo piacere,
ma anche un profondo rispetto.
Ciò avvenne a me pure; in quanto a Elena, quella ra-
gazza destò in me l'ammirazione.
La cena riconfortante, il fuoco allegro, la presenza e
la bontà squisita della sua direttrice, o forse qualche
cosa di più, che avvenne nell'anima eletta della mia
compagna, destò tutte le facoltà di lei; prima splendette-
ro sulle guance della ragazza, coprendole di un vivo in-
carnato, poi le brillarono negli occhi raggianti dolce-
mente, che acquistarono a un tratto una bellezza più ori-
ginale di quella della signorina Temple, una bellezza
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