Page 113 - Jane Eyre
P. 113
Pare che la testimonianza di lui si accordasse col mio
racconto.
La direttrice adunò allora la scuola e dichiarò che
aveva assunto informazioni sulle colpe di cui era stata
accusata Jane Eyre dal signor Bockelhurst, e che era fe-
lice di poterla dichiarare innocente di ogni imputazione.
Le maestre mi strinsero la mano e mi baciarono, e un
mormorio di soddisfazione corse fra le file delle mie
compagne.
Liberata da quell'oppressione, stabilii di lavorare con
nuova lena e di aprirmi la via a traverso ogni ostacolo.
Studiai molto e l'esito fu eguale agli sforzi fatti.
La mia memoria, che non era tenace, migliorò con la
pratica, l'esercizio aguzzò la mia mente e dopo alcune
settimane fui promossa di classe.
Dopo due mesi mi fu concesso di cominciare il fran-
cese e il disegno. Quello stesso giorno imparai due tem-
pi del verbo étre e disegnai la prima casetta, le cui mura
erano anche più inclinate del famoso campanile di Pisa.
Quella sera, andando a letto, dimenticai di preparar-
mi, con la fantasia di Barmecide, la cena di patate fritte
ben calde, o di pane bianco e di latte munto allora, che
solevo concedere al mio stomaco vuoto.
Mi contentai, invece del cibo, di guardare i mille qua-
dri ideali, di cui la mia fantasia popolava le tenebre, e
mi pareva che quei quadri fossero tutti opera mia.
Vedevo case, alberi, rocce, rovine pittoresche, gruppi
di vacche e poi farfalle che svolazzavano sui bocci di
rose, uccelli che beccavano ciliege mature, e nidi di
115