Page 115 - Jane Eyre
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I fiori incominciavano a frammischiarsi alle foglie; si
vedevano apparire i bucaneve, il croco, le viole a cioc-
che e le pensées con gli occhi d'oro.
II giovedì, che avevamo mezza vacanza, si andava a
passeggiare e trovavamo fiori anche più belli, sbocciati
sull'orlo dei sentieri e fra le siepi.
Con vivo piacere mi accorsi che il caso ci aveva ser-
bato un godimento limitato soltanto dall'orizzonte.
Al di là degli alti muri muniti di punte di ferro, che
proteggevano la nostra abitazione, si stendeva una spia-
nata ricca di verde e d'ombra, cui facevano corona alte
colline.
Nel mezzo a quella spianata scorreva un ruscello pie-
no di pietre nere e di sassi scintillanti. Quella scena mi
era parsa ben diversa veduta sotto il plumbeo cielo in-
vernale, quando tutto era intirizzito dal freddo e seppel-
lito dalla neve. In quella brutta stagione anche il ruscello
era convertito in un torrente torbo e sfrenato e faceva
udire nell'aria grave un brontolìo furioso; il bosco nel-
l'inverno pareva un campo di scheletri.
Aprile stava per cedere il posto a maggio. Ogni gior-
no il cielo era azzurro e il sole splendeva, spingendo gli
alberi a rinverdirsi, i prati a rivestirsi di fiori.
Le brezze tepide rendevano vita maestosa alle quer-
cie, ai frassini e agli olmi; gli alberi e le piante invade-
vano ogni cantuccio; i fossi eran pieni di muschi variati
e una pioggia di margherite copriva il terreno.
Vedevo il loro pallido splendore aureo mettere una
nota dolce fra l'erbe. Sentivo pienamente l'incanto che
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