Page 106 - Jane Eyre
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questa terra vi è un regno invisibile; al disopra di questo
mondo abitato dagli uomini, ve n'è uno abitato dagli spi-
riti, e questi spiriti vegliano su di noi, e se moriamo op-
pressi dalla vergogna e dal disprezzo, ci riconoscono in-
nocenti, se tali siamo. Io so che siete innocente delle
colpe attribuitevi dal direttore, perché ho riconosciuto
nei vostri occhi ardenti e sulla vostra fronte pura, un'ani-
ma sincera. Iddio, Iddio, che aspetta la separazione della
nostra carne e del nostro spirito, ci incoronerà dopo la
morte e ci concederà piena ricompensa. Perché lasciarci
abbattere dalla sventura, se la vita è così corta e la morte
è il principio della felicità?
Tacevo; Elena mi aveva calmata, ma la calma che
avevami infusa era piena di tristezza.
Quando ella ebbe terminato di parlare, respirava af-
fannosamente e una tosse secca le scuoteva il petto.
Dimenticai allora per un momento il mio stato per ab-
bandonarmi a una vaga inquietudine.
Reclinando la testa sulla spalla d'Elena, le cinsi con
un braccio la vita. Ella mi trasse a sé, e restammo così in
silenzio. Un'altra persona entrò nella sala, e siccome la
luna aveva squarciate le nubi e penetrava dalle finestre,
ci accorgemmo che era la signorina Temple. — Venivo a
prendervi, Jane — disse la direttrice. — Debbo parlarvi
in camera mia, e siccome è qui Elena, può venire con
noi.
Ci alzammo per seguirla, e dopo aver traversati diver-
si corridoi e salito una scala, entrammo nel quartiere
della direttrice.
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