Page 107 - Jane Eyre
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Mi parve allegro, e vi era acceso un bel fuoco. La si-
           gnorina Temple disse a Elena di sdraiarsi in una poltro-
           na posta a fianco di lei; ella ne prese un'altra e mi attras-
           se a sé.
              — Vi siete consolata? — mi domandò guardandomi
           in faccia. — Avete sfogato il vostro cruccio?
              — Credo di non potermi consolare mai.
              — Perché?
              — Perché sono stata ingiustamente accusata dinanzi a

           tutti, e voi stessa, signora, mi credete colpevole.
              — Noi crederemo ciò che vedremo e ci formeremo
           un'opinione sulla vostra condotta, bambina mia. Conti-
           nuate ad esser buona, e mi contenterete.
              — Davvero, signorina Temple?
              — Sì, — rispose cingendomi con un braccio. — E ora
           ditemi chi è quella signora, che il pastore chiama la vo-
           stra benefattrice.
              — È la signora Reed, la moglie di mio zio; egli è
           morto e mi ha lasciata affidata a lei.
              — Ella non vi ha dunque liberamente adottata?
              — No, la signora Reed era in collera per questo, ma
           mio zio, per quanto mi ha detto spesso la servitù, le ave-
           va fatto promettere, morendo, di tenermi sempre presso
           di sé.
              — Ebbene, Jane, se lo sapete o non lo sapete, vi dirò
           che quando un colpevole è accusato, gli si lascia sempre
           prender la parola in propria difesa. Siete stata incolpata
           di un vizio che non avete; difendetevi come sapete, dite




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