Page 102 - Jane Eyre
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Le signore si alzarono, salutarono la signorina Tem-
ple e uscirono con sussiego dalla sala di studio.
Giunto alla porta, il mio giudice si volse e disse:
— Lasciatela per un'altra mezz'ora su quella seggiola
e che nessuno le parli per tutta la giornata.
Ero dunque seduta lassù sulla seggiola, io che avevo
dichiarato che non avrei potuto tollerare la vergogna di
star ritta in mezzo alla sala!
Mi trovavo esposta a tutti gli sguardi su quel piede-
stallo di vergogna.
Nessuna parola può esprimere i miei sentimenti, ma
intanto che mi gonfiavano il cuore, una ragazza mi pas-
sò vicino e alzò su me lo sguardo.
Quale fiamma strana brillava in quegli occhi! Quale
straordinaria impressione produsse in me quello sguardo
luminoso!
Mi sentii più forte; era un'eroina, una martire, che
passando davanti a una vittima o a una schiava, le co-
municava la sua forza.
Dominai l'odio che mi saliva al cuore, rialzai la testa
e rimasi ferma sulla sedia.
Elena Burns fece alla signorina Smith una domanda,
rispetto al suo cucito.
Fu sgridata per aver domandato una cosa tanto ovvia,
e, tornando al posto, mi sorrise di nuovo.
Che sorriso! Me lo rammento anche ora; era la mani-
festazione di una bella intelligenza e di un vero corag-
gio; ne illuminò i tratti, il volto scarno, gli occhi abbat-
tuti, come avrebbe fatto il sorriso di un angiolo.
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