Page 26 - Il fanciullino
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Ben poche; però in quale più, in quale meno. Occorre anche dire che in
        essi poemi, drammi, romanzi, la poesia pura di rado si trova pura. Fac-

        cio un esempio. Una di queste perle, nel grande oceano perlifero che è
        la divina Comedia, diremo la campana della sera:



            Era già l’ora che volge il disio

            ai naviganti, e intenerisce il core
            lo dì ch’han detto ai dolci amici addio;

            e che lo nuovo peregrin d’amore
            punge, se ode squilla di lontano

            che paia il giorno pianger che si muore.



            In questa rappresentazione, che di più poetiche non se ne può tro-
        vare (Dante ci rappresenta l’ora in cui ridiveniamo per un momento

        fanciulli!), il tocco più poetico è l’ultimo. È l’ultimo; sebbene la squilla
        lontana che piange il giorno che muore, sia di quei tocchi che noi ver-

        seggiatori abbiamo fatti tornare a noia, a forza di ripeterli. E così quel
        suono di squilla può essere stinto e fioco per alcuno, assordato da tanti

        doppi. Ma tant’è. Orbene: il poeta ha dovuto mettere, per la necessità
        dell’arte, un pochino di lega nel suo oro puro. Quale? Quel “paia”. L’ha

        dovuto mettere, perché egli racconta un sentimento poetico altrui, seb-
        bene anche di sé. E allora ha detto che la squilla pare piangere, non

        piange veramente. A un tratto il fanciullo (qui un poco, e molto altrove,
        molto presso altri), il fanciullo a mezza via si riscuote, e par che si vergo-

        gni d’essere fanciullo e di parlar fanciullesco, e si corregge. “Pare, non
        è, intendiamoci”. Ma caro bimbo, lo sapevamo da noi, che la campana

        non piange, ma par che pianga: anche però il giorno par che muoia, e
        non muore.





                                                        XIII.




            La poesia benefica di per sé, la poesia che di per sé ci fa meglio ama-
        re la patria, la famiglia, l’umanità, è, dunque, la poesia pura, la quale di

        rado si trova. In Italia poi, che è la mia patria (non la tua, o fanciullo: tu
        sei del mondo, non sei d’ora ma di sempre), in Italia è più rara che altro-

        ve. Invero non mai da noi fu amata la poesia elementare e spontanea.
        Come in genere la nostra letteratura, così in ispecie la nostra poesia




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