Page 22 - Il fanciullino
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Ma il poeta non deve farlo apposta.
            Il poeta è poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico,

        non maestro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato o di corte.
        E nemmeno è, sia con pace del maestro, un artiere che foggi spada e

        scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti altri, un artista che nielli
        e ceselli l’oro che altri gli porga. A costituire il poeta vale infinitamente

        più il suo sentimento e la sua visione, che il modo col quale agli altri
        trasmette l’uno e l’altra. Egli, anzi, quando li trasmette, pur essendo in

        cospetto d’un pubblico, parla piuttosto tra sé, che a quello. Del pub-
        blico, non pare che si accorga. Parla forte (ma non tanto!) più per udir

        meglio esso, che per farsi intendere da altrui. È, per usare imagini che
        sono presenti ora al mio spirito, è, sì, per quanto possa spiacere il dirlo,

        un ortolano; un ortolano, sì, o un giardiniere, che fa nascere e crescere
        fiori o cavolfiori. Sapete che cosa non è? Non è cuoco e non è fiorista,

        che i cavolfiori serva in bei piatti, con buoni intingoli, che i fiori intrecci
        in mazzetti o in ghirlandette. Egli non sa se non levare al cavolo qualche

        foglia marcia o bacata, e legare i fiori alla meglio, con un torchietto che
        strappa lì per lì a un salcio: come a dire, unisce i suoi pensieri con quel

        ritmo nativo, che è nell’anima del bimbo che poppa e del monello che
        ruzza.

            Ora il poeta sarà invece un autore di provvidenze civili e sociali?
            Senza accorgersene, se mai.

            Si trova esso tra la folla; e vede passar le bandiere e sonar le trombe.
        Getta la sua parola, la quale tutti gli altri, appena esso l’ha pronunziata,

        sentono che è quella che avrebbero pronunziata loro. Si trova ancora
        tra la folla: vede buttare in istrada le masserizie di una famiglia povera.

        Ed esso dice la parola, che si trova subito piena delle lagrime di tutti.
            Il poeta è colui che esprime la parola che tutti avevano sulle labbra e

        che nessuno avrebbe detta. Ma non è lui che sale su una sedia o su un
        tavolo, ad arringare. Egli non trascina, ma è trascinato; non persuade,

        ma è persuaso.
            Perché pensi alla patria e alla società, bisogna proprio che sia un mo-

        mento che tutti intorno a lui ci pensino. Se no, è un guaio serio. Quello
        per la mamma, è il più soave degli affetti. Ma che direste voi d’uno che

        facesse la cronaca, giorno per giorno, di sua mamma? Stamane s’è le-
        vata, cara mamma! Io l’ho guardata, povera mamma! M’ha dato il caffè

        e latte, povera cara mamma! Costui è un imbecille, quando non è uno
        che finga e abbia bisogno di darsi l’aria di amare quella che è così facile




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