Page 15 - Il fanciullino
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con l’ovo che a te mattutina
            cantò la gallina.



            Per me tu non ari, o poeta,

            né vigne sassose, né grasse
            maggesi; ma dimmi se più

            di vigne e maggesi s’allieta
            quel cupo signore, od il passero

            garrulo e tu!



            Non fragili coppe di Cina,
            la lampada d’oro t’irradia;

            ma tu la tua scabra cucina
            tu ami e la provvida madia;

            la fiamma che lustra, tu ami,
            sui nitidi rami.



            Non hai che dal ciglio ti penda,

            né paggio né florida ancella;
            ma lieta, ma grata sfaccenda

            per te la tua dolce sorella;
            che cinge il grembiule, e sorride;

            lo scinge e s’asside
            con te...E per letto di morte,

            che a tutti è sì duro e sì grave,
            che cosa ti serbo, sai tu?

            Oh! Rose per letto di morte,
            cadute dal pruno: il soave

            dolore che fu!





                                                        VIII.



            Bene! Tu hai cantato e detto: hai cantato strofe e detto verità. E mi

        viene in mente che oltre codeste verità, diremo così, usuali, di cui io ti
        sono testimone, ci sia sotto il tuo dire una verità più riposta e meno co-

        mune, a cui però la coscienza di tutti risponda con subito assenso. Qua-
        le? Questa: che la poesia, in quanto è poesia, la poesia senza aggettivo,




        G. Pascoli - Il fanciullino                                                                            11
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