Page 13 - Il fanciullino
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D’essere vecchio uno si accorge sì, qualche volta, e allora si veste, si
        tinge, grida a giovane. È forse il caso di voi, vecchiastri?

            A ogni modo, pace. Sappiate che per la poesia la giovinezza non ba-
        sta: la fanciullezza ci vuole!





                                                          VI.




            Tu sei savio e mi contento. Non vuoi né ripetere il già detto né trovare
        l’indicibile; non vuoi essere né un’inutilità né una vanità. Vuoi il nuovo,

        ma sai che nelle cose è il nuovo, per chi sa vederlo, e non t’indurrai a
        trovarlo, affatturando e sofisticando. Il nuovo non s’inventa: si scopre.

        Mi contento dunque, a dirla tra noi, vale a dire, tra me...Ma intendia-
        moci subito: di ciò non ti attribuisco gran lode, perché non ci vedo gran

        merito. Come? Aspetta e sii paziente, ché mi conviene andar per le lun-
        ghe. E prima vorrei farti una domanda. Un fine, l’hai tu? Fuori, s’intende,

        di quello appunto di dire o dittare? E puoi dirmi, quale? Ho bisogno di
        saperlo. Non rispondi? Pensi? esiti? dubiti? Imagino che codesto fine

        non sia, per esempio, quello di dare un po’ d’aiuto, di fornire un poco
        d’oro al tuo vecchio ospite, che ne ha tanto bisogno. Imagino, anzi so

        che tu non conosci altro oro che metaforico, cioè che non si spende.
        Ridi? Intendiamoci. So per certo che tu non credi di procacciarmi diret-

        tamente un utile materiale, ma sospetto che ti figuri di procacciarme-
        lo indirettamente, aggiungendo non saprei che favore alla mia povera

        persona e che pregio alle mie umili virtù, sì che l’industria che sai che
        esercito, mi profitti qualche cosa più.

            Ebbene, ti inganneresti. Sappi che è il contrario; e che è ragionevole
        che sia il contrario. Tu sei un fanciullo: ora non tutti sanno distinguere

        te fanciullo da me vecchio, e perché mi sentono e vedono bamboleg-
        giare qualche volta, credono volentieri che io bamboleggi sempre, an-

        che quando lavoro sul serio, per guadagnarmi la vita. Per ciò essi meno
        apprezzano quei lavori serii, e io minor utile ne ricavo.

            E hanno torto.
            Sempre?

            Sappi che non hanno torto sempre.
            Hanno, per esempio, ragione (né parlo soltanto di me, ma di molti

        altri), quando tra i miei ragionamenti, che non dovrebbero essere se
        non giusti e chiari, vedono comparire i tuoi sorrisi e le tue grida. Vedi:




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