Page 131 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
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poesia. E pazienza se poi il traduttore farà strage della tua prosa-poesia. Pazienza? Il
problema dello scrittore è il traduttore: quando ti leggono in un’altra lingua non sai
mai se leggono la tua fatica o la strage della tua fatica. Ammettiamolo: la gran
carognata nei riguardi dell’Uomo non fu cacciarlo dal Paradiso terrestre,
probabilmente luogo noiosissimo. Gran carognata fu imporgli la Babele delle lingue
diverse. Beati i pittori e i musicisti che di quella Babele se ne fregano
completamente.
Non essendo né una pazza né una masochista, dopo ogni libro giuro a me stessa:
«Questo è l’ultimo. Non ne scriverò mai più». Poi cado in catalessi che durano tre,
quattro, anche cinque anni. E sorda alle pretese degli editori, dei lettori che chiedono
quando-il-nuovo-libro-quando, taccio immobile come le tartarughe che d’inverno
dormono sotto la neve. Non scrivo più. Ma il giorno in cui la neve si scioglie e
l’inverno finisce arriva sempre. Allora mi sveglio e, dimentica del mio giuramento,
di nuovo presa dalla follia, scrivo un altro libro. Proprio come la gente che delusa in
amore dichiara mai più, non mi innamorerò mai più, poi ci casca di nuovo. O meglio,
proprio come il drogato che malgrado i buoni propositi torna alla droga che lo
uccide. Il fatto è che uno scrittore – il più infingardo, il più pigro – non può fare a
meno di scrivere. 16