Page 133 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
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nei Cieli, dateci le nostre 7,62 e le nostre 5,56 e le nostre bombe quotidiane, non

          induceteci nella tentazione di sognar la pace, e liberateci dal Bene, amen. Né devi
          illuderti di capire. Il processo del capire richiede un minimo di logica, e la logica
          qui non esiste.  19


          Lo sapevo prima di andarci che non mi sarebbe piaciuto nessuno a  Beirut: né gli

          israeliani, né i libanesi, né i palestinesi dell’OLP, né gli occidentali. Noi occidentali
          su  cui  grava  la  colpa  d’aver  creato  dopo  la  Seconda  guerra  mondiale l’orrendo
          pasticcio.  Noi  occidentali  che  ora  nutriamo  l’orrendo  pasticcio  con  la  nostra
          ipocrisia e il nostro cinismo.


          Come corrispondente di guerra ho seguito la maggior parte delle guerre degli ultimi
          […] anni. Sono stata alla guerra in Vietnam, in vari viaggi per otto anni. Sono stata

          alla Guerra indo-pakistana, nel Bangladesh, nel conflitto medio-orientale, nelle basi
          segrete  dei  fedayn  in  Giordania  prima  che  fossero  spazzate  via,  senza  contare  le
          varie insurrezioni in America Latina e altrove (guerre anche quelle), e ogni volta ho
          odiato la cosa come quel capitano americano a Dak To, in Vietnam, che prima di
          condurre i suoi uomini alla battaglia per la collina 1383 mi disse: «Ogni volta è la

          prima volta, e ogni volta è peggio perché so meglio che cosa dovrò affrontare».               20


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          Chi l’ha detto che era un lavoro da uomini? L’affermazione tiene solo perché è un
          fatto che nella maggior parte dei casi la guerra l’hanno sempre fatta gli uomini. Ma
          questo non è sempre stato vero – Giovanna d’Arco era una donna – e non è stato vero
          soprattutto nella guerra che ho seguito di più, la guerra nel Vietnam, dove c’erano

          molte donne che facevano la guerra. Ed erano a hell of a soldier, degli straordinari
          soldati. Io ricordo che un pomeriggio andammo in pattuglia nelle Central Highlands
          con una squadra di americani e il caposquadra ha detto: «Let’s hope we shall not
          find girls». E io ho detto, ragazze? «Sì, le ragazze vietcong, sono le più coraggiose,
          le  più  pericolose, they scare me like hell.» E se le donne facevano la guerra non
          vedo perché le donne non possono scrivere la guerra.           21



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          Vi dirò, vi sono corrispondenti di guerra cui andare alla guerra piace. Ci si muovono
          bene,  quasi  con  grazia:  l’elmetto  gli  sta  bene,  e  così  la  giacca  antiproiettile,
          l’uniforme  quando  si  è  obbligati  a  indossarla.  Io  no.  Non  posso  sopportar  le
          uniformi, considero la giacca antiproiettile un indumento scomodo e sinistro perché
          pesa troppo e lega i movimenti, mi sento disperatamente ridicola con l’elmetto in
          testa. Ma più che l’elmetto e la giacca antiproiettile e le uniformi, odio lo spettacolo
          della sofferenza. Odio la morte.      22
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