Page 137 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
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È morto come ha vissuto: con irriducibile coraggio e incantevole dignità. È morto

          combattendo  l’unico  nemico  che  potesse  piegarlo  e  distruggerlo:  la  malattia  che
          uccide. Per lunghi mesi e poi strazianti settimane le ha resistito come resistette agli
          aguzzini  di  Mario  Carità,  le  ha  fatto  la  guerra  come  la  faceva  ai  fascisti  di  ogni
          chiesa e di ogni colore. E ha perduto, stavolta. Non perché avesse ottantaquattro anni
          (era  un  vecchio  forte,  fino  a  poco  tempo  fa  si  arrampicava  sugli  olivi  con
          agevolezza:  avrebbe  potuto  vivere  ancora),  ma  perché  la  malattia  che  uccide  era

          troppo più forte di lui. Però ha perduto bene. A testa alta, a denti stretti, da eroe.
          Dalla sua bocca non è mai uscito il più infinitesimale lamento. Mai. Non ha mai dato
          un attimo di soddisfazione, a quel nemico. Mai. Fino all’ultimo. E mentre moriva tra
          le mie braccia, a mezzogiorno di domenica scorsa, gliel’ho detto. «Babbo» gli ho
          detto, «che uomo coraggioso sei! Che uomo straordinario!»             26
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