Page 142 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
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Vivere e scrivere a New York














          Anche non vivessi in questo stato di isolamento e concentrazione, non canterei mai le
          bellezze di questa città e in particolare della strada in cui ho la sfortuna di abitare.
                        a
          Forse la 62  è meglio. La 61  è una vergogna per l’amministrazione di New York e
                                             a
          per  tutti  i  suoi  abitanti.  Le limousines  parcheggiano  qui  ventiquattr’ore  su
          ventiquattro, tenendo le radio ad alto volume e disturbando il mio lavoro nel modo

          più  atroce,  chiacchierando  sotto  le  mie  finestre,  insozzando  il  mio  marciapiede  e
          l’ingresso  a  pianterreno  della  mia  casa  con  rifiuti  di  ogni  tipo:  bicchieri  di  carta
          vuoti, cartocci con avanzi di cibo, bucce di banana, giornali vecchi e – quel che è
          peggio – contenitori pieni della loro urina!!!
               Ho provato di tutto per difendermi da una tale disgustosa realtà. Mi sono rivolta
          ai miei avvocati, ai miei amici, alle mie conoscenze, e ho scritto al Dipartimento del
          Traffico, all’Assessorato alla Nettezza urbana, alla Polizia, all’ufficio del Sindaco.

          Mi sono tenuta in costante contatto con uno dei bracci destri del Sindaco per quasi un
          anno. Ma è stato tutto inutile. Questa vergogna va avanti dagli anni Ottanta, il racket
          delle limousines e la corruzione della municipalità impediscono alle brave persone
          (molto, molto poche) di scacciare questi barbari. E gli autisti delle limousines sono
          dei delinquenti.  Una volta, uno di loro ha minacciato con un coltello un agente di
          polizia  che  stava  cercando  di  aiutarmi.  Da  allora,  mi  è  stato  consigliato  di  non

          litigare con loro. «Sono pericolosi.»
               Lo sono. Lo scorso settembre ho sorpreso uno di quei selvaggi che gettava della
          spazzatura  davanti  alla  mia  porta,  al  mio  cancelletto.  Mi  sono  infuriata,  gli  ho
          domandato  perché  facesse  una  cosa  simile,  ho  buttato  indietro  la  spazzatura,  e  un
          minuto  dopo  l’ingresso  a  pianterreno  al  di  là  del  cancello  era  una  discarica.  Da
          allora  è  sempre  stato  così.  E  tutto  questo  senza  contare  il  problema  dei  sacchetti
          dell’immondizia che vengono aperti da altri barbari che rovistano in cerca di lattine

          vuote e altre gemme, cosicché i sacchetti sono rotti e i rifiuti restano sparpagliati sul
          marciapiede. E senza contare il problema dei cani che defecano di fronte alla mia
          porta (una settimana fa ne ho pestata una lasciata sui gradini). Quando questo non
          accade  perché  i  loro  padroni  raccolgono  il  materiale  con  della  carta,  trovo  il
          pacchetto nell’aiuola che ci si aspettava venisse innaffiata…
               No,  New  York  non  favorisce  la  mia  creatività  artistica.  Al  contrario.  Questa

          strada, ancora meno. Mortifica la mia creatività, le usa violenza. Quotidianamente.
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