Page 125 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
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sui sedili delle automobili. E mi ha preso una grande tristezza, è stato come vedere
un cadavere imbrattato di merda. Il cadavere dell’«Europeo», il giornale cui avevo
dato la mia vita. 7
***
Quando mi staccai dall’ormai moribondo «L’Europeo» scelsi il «Corriere della
Sera».
Nel mio cuore il «Corriere della Sera» ha sempre avuto un posto speciale. Era stato
il giornale dello zio Bruno […] e da giovane anzi da giovanissima avrei tanto voluto
che fosse anche il mio. (Cosa impossibile perché a quel tempo le donne non v’erano
ammesse. «La firma d’una donna lì sarebbe eresia!» diceva lo zio Bruno tutto
indignato.)
Lo dirigeva Franco Di Bella, in quegli anni, e Dio che direttore! Il giornalismo lo
maneggiava come Picasso maneggiava la pittura, Di Bella. Lo amava così
appassionatamente, e così intelligentemente, che il giorno in cui gli portai l’intervista
con Khomeini si mise a piangere di felicità. Con le lacrime. […] Il giorno in cui gli
portai l’intervista con Deng Xiaoping, invece, si buttò in ginocchio e si mise a
sventolare un Asso di Cuori. […] Era proprio un gran giornalista, Di Bella. Non uno
di quelli che si danno le arie a vuoto, che si credono padreterni, e non valgono un
fico secco. Era anche spiritoso. Poi lui se ne andò. Io mi chiusi nella solitudine dello
scriver libri, e ai miei occhi il «Corriere della Sera» divenne solo una serie di
direttori da guardare in lontananza. Ora con rispetto e ora no. Però in fondo al cuore
il posto speciale rimase. Il legame, intendo dire. E dopo l’Undici Settembre fu al
«Corriere della Sera» che detti (anzi regalai, visto che per quel lavoro non volli
esser pagata) l’articolone da cui sarebbe nato La Rabbia e l’Orgoglio. 8