Page 122 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
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metrica e la musicalità della lingua. Tantomeno hai il tempo – del resto, neanche lo
spazio – per cercare e dare una verità più vasta di quella offerta dalla cronaca
quotidiana. 2
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In Italia i giornali non sono quasi mai fatti per la gente: sono fatti per i politici, per i
partiti, per gli interessi di pochi. Sono dialoghi tra iniziati per iniziati e non tengono
conto di chi compra il giornale per sapere le cose. E nel migliore dei casi sono
timidi, pavidi. In Italia o si serve il potere o se ne ha paura. Di qualsiasi colore sia il
potere: bianco, nero, rosso. Non trovi mai un tipo come il buon Howard Simons del
«Washington Post» che sputa in faccia a Nixon. Uno che ti dica chiaro e tondo: il tale
è un ladro, i tali sono servi della CIA, i tali altri mentono. In Italia si sussurra, si
bisbiglia. È un difetto secolare, con radici e ragioni storiche molto precise, le
invasioni straniere, il fascismo, le cose dette sottovoce sennò vai in prigione o ti
picchiano, ma perdio: coloro che sono morti durante la lotta al fascismo non sono
mica morti perché si bisbigliasse. Sono morti perché si parlasse ad alta voce. 3
Un giornalista senza nemici, che non dà fastidio, che non vive in mezzo ai guai (dal
guaio minore d’aver il telefono sotto controllo come io ho avuto sempre, al guaio
peggiore d’essere «condannato a morte» dai fascisti), molto raramente è un buon
giornalista. Un buon giornalista non dovrebbe mai essere una persona accomodante.
Ancora meno, una persona innocua. Se tutto fila liscio per lui o per lei, significa che
compiace il potere. Il nostro compito non è compiacere il potere. Il nostro compito è
informare e risvegliare la consapevolezza politica delle persone. Quella
consapevolezza che il potere ha sempre cercato di mettere a dormire. […] Per un
giornalista, ogni giorno è un caso Watergate.
Un caso Watergate e un esercizio di cultura, di politica. L’atto di denunciare,
spiegare, protestare è sempre (secondo me) un atto di cultura e di politica. Il
processo di formazione culturale è sempre un processo di formazione politica, e
viceversa. L’uno si identifica con l’altro. E dove avviene questo doppio processo, a
livello popolare, se non nel giornalismo? 4
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Cosa vuol dire essere veri, cioè dire la verità? Io ho raccontato quello che ho visto e
che ho ascoltato. Cosa vuol dire esser cattivi? Dire la verità? Se tuo figlio dice che
sei brutto, tu cosa gli dici? Che è cattivo. Eppure ha detto la verità.
A me sembra di essere talmente buona. Gentile. Io quando intervisto una persona
cerco sempre di tirar fuori quello che c’è di meglio in questa persona. E quando ne
faccio un ritratto io cerco di raccontare e presentare i suoi lati migliori. A volte io
potrei scrivere qualcosa di peggio, ma non lo faccio mica mai.