Page 350 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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quel riso, quella frutta. Io non ho mai mangiato tanta frutta come durante
          la guerra con l’Iran.

             Eppoi il Kuwait è un paese mussulmano, mi spiego, un paese fratello.
          Chissà  come  saranno  contenti  quando  ci  vedranno  entrare,  pensavo.
          Chissà come ci applaudiranno.
             Ma quando arrivai, cambiai subito idea. E capii che Saddam ci aveva
          raccontato un’altra bugia. La gente ci guardava con astio, i bambini non

          ci sorridevano mai… Un giorno avevo una caramella. Me l’aveva regalata
          Abdul che le trovava non so dove.
             Così fermai un bambino, gli dissi: «La vuoi la caramella?» e lui scappò

          gridando:
             «Mamma! Aiuto, mamma!». Ohi, ohi, che male. Iahallah, che male, che
          male. Neanche a parlare mi passa.

             Quando ci arrivasti nel Kuwait, Dakèl?


             Alla   ne  d’ottobre,  quando  sembrava  che  gli  americani  e  gli  alleati
          stessero per incominciare la guerra. E avevo tanta paura. Perché l’intero

          mondo s’era messo contro l’Iraq, arabi compresi, dalla nostra parte non
          avevamo che palestinesi e giordani, e tutti nella mia unità dicevano: «Qui
           nisce male, qui  nisce male!» tutti. Dai soldati agli u ciali. E dicendolo
          non facevano che insultare Saddam, giudicarlo come lo giudicava il capo-
          villaggio che era stato arrestato e poi fucilato: bugiardo, bu one,  glio di

          cane  rognoso,  ecc.  Anche  gli  u ciali,  sì.  Incominciando  dal  capitano.
          «Non gli è bastato farci fare la guerra per otto anni» diceva il capitano.
          «Ora  vuole  farcene  fare  un’altra,  razza  di  criminale.  Se  potessi  lo

          strozzerei con le mie mani.» E molti volevano scappare al Nord.

             E tu?

             Anch’io. In Iran. Perché quando era venuto in licenza, prima di morire,

          mio padre mi aveva detto: «Dakèl, chi parla male di Saddam ha ragione.
          A  lui  non  importa  nulla  dei  soldati  che  muoiono.  Per  lui  i  soldati  sono
          carne  da  macello  e  basta,  animali  come  le  vacche  e  i  cammelli  e  gli

          agnelli. Se si mette in un’altra guerra, tu devi squagliartela.
             Devi  scappare  al  Nord,  andare  in  Iran.  Tanto  in  Iran  i  cetrioli  e  le
          cipolle e le melanzane si coltivano come in Iraq». Abdul, no. Lui non ci
          voleva andare al Nord, in Iran. Diceva che i curdi li ammazzano anche in
          Iran e preferiva scappare al Sud, in Arabia Saudita. E un giorno ha detto:

          «Ho  deciso,  ci  vado».  Poi  non  ci  è  andato  perché  il  capitano  gli  ha
          spiegato che il Sud era un campo minato, che ad attraversare il Sud del
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