Page 355 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
P. 355

casa! Perché il capo-villaggio cattivo mi denuncia a Saddam, e Saddam mi
          fa  fucilare.  No,  no!  Io  non  ci  voglio  tornare,  a  casa!  Voglio  andare  in

          Iran! Iahallah, Iahallah! Non mi manderanno mica a casa, gli americani?
          Iahallah,  Iahallah,  diglielo  tu  agli  americani  che  se  mi  mandano  a  casa
          sono un uomo morto.



             Negli obitori gli orrori delle torture, Kuwait City
             Nella  camera  mortuaria  dell’ospedale  Sabati  gli  orrori  commessi  dalle
          truppe di Saddam nell’Emirato sono sotto gli occhi di chi riesce a guardare

          sotto le lenzuola, non immacolate. Corpi mutilati, martoriati da incredibili
          torture: testimonianza silenziosa delle so erenze patite da un popolo per
          oltre sette mesi. È questo ciò che è successo a circa 30mila kuwaitiani che,
          secondo le stime del ministro Abdul Rahman al-Awadi, sono stati torturati,
          uccisi  o  fatti  sparire.  Probabilmente  sepolti  in  fosse  comuni  o

          semplicemente  «buttati  a  mare».  Un  medico  kuwaitiano  spiega  che  «i
          corpi muti ti paralizzano, tanto urlano il loro dolore». Teste senza occhi,
          strappati di forza con ferri di fortuna, mani segate dal  lo di ferro, colpi

          di pistola stampati sulle tempie a non più di un centimetro di distanza,
          teste  bruciate  dalla   amma  ossidrica.  Poi  il  medico  apre  una  cella
          frigorifera: appare un uomo il cui ventre è stato squarciato da un coltello
          con  tagli  a  forma  di  lettere  arabe,  inutile  messaggio  indecifrabile  e
          rivoltante  della  propaganda  di  quella  che  è  stata  la  «madre  di  tutte  le

          battaglie».



             Gli ostaggi di Bassora, Jahra
             Migliaia  di  persone  si  accalcano  nel  cortile  dell’ospedale,  piangono  e
          urlano: sono madri, mogli, fratelli dei kuwaitiani deportati in Iraq dagli
          uomini di Saddam Hussein.
             All’ospedale  di  Jahra  sono  arrivati  i  primi  pullman  della  Croce  Rossa

          con 1.200 ostaggi rilasciati dalle autorità di Bagdad. Li hanno raccolti a
          Safwan,  lacerati,  a amati  e  stanchi.  Venivano  a  piedi  da  Bassora:  «Li
          abbiamo portati qui — dice Abdul Karim Jafar, responsabile della Croce

          Rossa  kuwaitiana  —  per  un  primo  controllo  medico.  Le  loro  condizioni
          sono  pessime.  Gli  iracheni,  violando  l’articolo  4  della  Convenzione  di
          Ginevra,  non  li  hanno  restituiti,  li  hanno  semplicemente  abbandonati».
          Karim Jafar non esagera: le persone che vengono dimesse hanno l’aspetto
          dei sopravvissuti. E i loro racconti sono da incubo. Un uomo dice di essere

          stato catturato 15 giorni fa. «Ci tenevano in un campo di concentramento
          nei  pressi  di  Bassora»  racconta  «senza  acqua  e  con  un  tozzo  di  pane.
   350   351   352   353   354   355   356   357   358   359   360