Page 352 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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Non  lo  so.  Forse  per  via  del  vento.  Un  u ciale  diceva:  «Speriamo  di

          non  buttarli  quando  il  vento  so a  contro  di  noi!  Sennò  invece  degli
          americani si muore noi!». Era già successo nella guerra con l’Iran, capisci.
          O forse perché non è arrivato l’ordine da Bagdad, perché Saddam non ha
          fatto in tempo a mandarcelo. Quando gli americani ci hanno attaccato via
          terra,  tutto  è  successo  così  alla  svelta…  La  mia  unità  non  ha  neanche

          combattuto. C’era una gran confusione e basta. Un u ciale, ad esempio,
          correva e si raccomandava: «Gli ordini! Dove sono gli ordini?». E uno gli
          rispondeva:

             «Non  arrivano  più!  Non  c’è  più  comunicazione  col  Comando  e  con  le
          retrovie!». Poi un sergente ha urlato: «Si parte! Ci si ritira, si parte!» e ci
          ha raccontato che tanti u ciali erano già scappati con le automobili dei
          kuwaitiani.


             Quando è successo, questo, Dakèl?

             Domenica  sera,  mi  sembra…  O  era  lunedì?  Non  me  ne  ricordo.  Non

          ricordo quasi nulla dell’ultimo giorno e dell’ultima sera, perché avevo più
          paura di sempre… Il mio cervello era vuoto come una zucca vuota. Posso
          dirti  soltanto  che  il  sergente  aveva  ragione,  che  tanti  u ciali  erano
          scappati  davvero  con  le  automobili  dei  kuwaitiani,  e  che  noi  non  si
          poteva partire coi camion perché i camion erano già partiti. Infatti Abdul

          ha detto: «Meno male che ho le mutande bianche, che posso arrendermi
          con quelle».
             Poi ha detto: «Camion o no, parto anch’io. Parto a piedi, e chi mi vuol

          bene mi segua».
             Lo abbiamo seguito in dieci, col kalashnikov e un po’ di munizioni. Ma
          era  molto  buio,  c’era  molto  fumo,  sai  il  fumo  nero  dei  pozzi  che
          bruciavano perché i guastatori gli avevano dato fuoco, e abbiamo subito
          perso l’orientamento. Voglio dire: credevamo d’esserci diretti a Ovest cioè

          verso  la  frontiera  con  l’Iraq,  e  invece  a  metà  notte  ci  siamo  accorti
          d’esserci  diretti  a  Sud,  cioè  verso  l’Arabia  Saudita.  Ce  ne  siamo  accorti
          perché  i  sauditi  si  son  messi  a  sparare,  e  sei  di  noi  sono  morti.  Due  di

          Bassora,  due  di  Bakuba,  uno  di  Sulaimanya  e  uno  di  Samarrà.  Mi  è
          dispiaciuto tanto. Specialmente per quello di Samarrà che aveva 16 anni,
          e quello di Sulaimanya che ne aveva 60 ma lo avevano obbligato lo stesso
          ad andare a soldato. Ohi, ohi. Che male, che male… Non ce la faccio più a
          parlare. Soffro troppo…


             Provaci lo stesso, Dakèl.
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