Page 28 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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rossetto arancione. Era profumata al mughetto e si faceva seguire da un
          cane anche lui profumato al mughetto. «Sono io il capitano Gokcen. Posso

          o rirvi un liquore? È fatto di rose, sapete, e viene da Eskisehir, la base
          aerea  dei  jet.  Me  lo  ha  regalato  il  tenente  Leman  Bozkurt,  una  mia
          carissima allieva, pilota di apparecchi F 84 “Shooting Stars”. L’ha vista,
          suppongo.»  L’avevo  vista,  ma  in  fotogra a:  una  ragazzona  dalle  mani
          robuste e il largo viso senza paura, imprigionata in una carlinga d’aereo.

             «Una ragazza meravigliosa. A ventisei anni è il migliore pilota jet della
          base. Nervi saldi, cuore d’acciaio. Innamorata del suo F 84 come del suo
          fidanzato. Sono così fiera di lei. Voi in Italia non avete pilote a reazione?»

             Ammisi che in Italia non avevamo pilote a reazione: ogni tanto qualche
          ragazza prendeva il brevetto, ma con aerei piccoli piccoli, ma lo facevano
          più che altro le attrici, per farsi reclame. «Oh» disse il capitano Gokcen,
          assai delusa. «Io cominciai a volare a quindici anni. Ero con sette ragazzi,
          molto carini. L’Ata Turk ci mandò in Crimea e io presi il diploma A, poi il

          diploma  B,  e  allora  i  ragazzi  cominciarono  a  diventare  un  po’  meno
          carini. Sa, dava loro fastidio che una donna fosse più brava di loro. Ma
          una  donna  è  sempre  più  brava  di  un  uomo,  le  pare?  Gli  uomini  sono

          talmente  più  deboli.  Non  resistono  alle  emozioni,  il  minimo  male  di
          pancia basta a farli svenire, le pare?» Il capitano Gokcen si aggiustò un
          riccioletto e  ccò in bocca un marrone candito. «Naturalmente l’Ata Turk
          voleva  che  io  diventassi  pilota  civile  ma  se  diventavo  pilota  civile  non
          potevo  far  più  l’istruttore.  Così  divenni  istruttore  e,  mi  creda,  non  c’è

          quasi pilota delle Turkish Airways che non sia venuto a scuola da me.
             Tutte le volte che salgo in aereo io vado in cabina a vedere se tutto va
          bene  e  a  dar  loro  qualche  consiglio.  Li  chiamo  i  miei   glioletti.  È  così

          divertente  avere  tanti   glioletti  che  volano.  Lei  sa  volare,  di  certo.»
          Confessai  che  non  sapevo  volare  nemmeno  un  pochino,  non  avrei  mai
          avuto i  glioletti che volano. «Oh, capisco» disse il capitano Gokcen, assai
          comprensiva.
             «Lei preferisce prestare servizio in marina.» Confessai che non prestavo

          servizio  nemmeno  in  marina:  a  dire  il  vero,  non  avevo  mai  fatto  il
          soldato. «Perché? È riformata?» chiese stupita il capitano Gokcen.
             Certo, sarebbe stato arduo spiegarle che la mia salute era ottima e che,

          se non facevo il soldato, era perché, grazie a Dio, nel mio paese le donne
          erano ri utate con sdegno dalle forze armate maschili. Fare il soldato, in
          Turchia,  non  è  obbligatorio  per  tutte  le  donne  ma  qualsiasi  donna  che
          goda  buona  salute  si  sente  in  dovere  di  servire  sotto  le  armi  la  patria.
          Per no  Lunik,  che  sogna  di  andare  a  Parigi  per  comprarsi  i  vestiti  alle

          Galeries  Lafayette,  mi  aveva  detto  che  un  po’  di  servizio  militare
          intendeva  ben  farlo  prima  di  andare  a  Parigi.  Così  tentai  di  risolvere
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