Page 220 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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mondo. Non è un popolo feroce, non ha fatto ciò che hanno fatto i
tedeschi e i russi e i polacchi. Un italiano è buono e simpatico anche
quando ti ruba la borsetta.
NINO HIRSCH
Nel 1937 restituii il passaporto italiano: il console si offese
Mi sentivo del tutto italiano sebbene il mio bisnonno fosse giunto dal
Württemberg. La famiglia s’era stabilita a Ferrara, in un regime del tutto
libero per gli ebrei, e l’ebraismo era per me una religione come le altre.
Non avvertivo per niente la spinta religiosa anche perché, in quel campo,
m’era capitata una disavventura. Questa. Noi a tredici anni riceviamo
l’iniziazione religiosa: un po’ come i cattolici quando vanno a dottrina per
la prima comunione. A ciò provvede, ovvio, un rabbino. E il rabbino che
avevan scelto per me era così ignorante, così puzzolente, così scemo, che
avevo maturato una specie di ostilità per la sinagoga. Non ci andavo mai.
L’unico ponte che mantenessi con l’ebraismo era, durante la mia
adolescenza, una certa curiosità per la Bibbia. Infatti mi sembrava strano
che a scuola si studiasse Omero in greco, Virgilio in latino, e non la Bibbia
in ebraico. Eppure nemmeno tale curiosità riusciva a farmi imparare la
lingua. Grazie a quel rabbino schifoso, avevo maturato addirittura una
repugnanza verso i caratteri ebraici.
Ero, in compenso, molto patriottico. Avevo fatto la Prima guerra
mondiale sventolando il tricolore e gridando «Trento e Trieste», ero stato
al fronte quattr’anni.
Ma un giorno, non so nemmeno quando e perché, mi ritrovai senza
patria. Voglio dire: non mi sentii più italiano, non mi sentii più nulla.
Forse l’aver visto quella carne cina e l’indi erenza con cui i generali
mandavano i soldati al macello m’aveva sconvolto.
Forse ero rimasto turbato più di quanto credessi da un episodio
struggente. Una notte avevamo catturato un tedesco. Poiché parlavo bene
il tedesco, mi avevan chiesto di fare da interprete durante l’interrogatorio.
Ma il tedesco non parlava tedesco e ripeteva in ebraico: «Shemal Israel,
shemal Israel! Ascolta, Israele!». Un’invocazione che equivale al nostro
«Dio mio! Mamma mia!». O forse… Forse era stato il fatto di aver visto la
Settimana Rossa, a Imola. Durante la Settimana Rossa avevano mandato
noi u ciali a cavallo contro le trincee dei contadini. E avevo visto una
contadina col bimbo in braccio che puntava il dito contro di me e gridava:
«Guardalo, guardalo! È lui che vuole ammazzare tuo padre!». Insomma:
spiegar le radici della nudità spirituale in cui mi trovai, di colpo, mi è
molto di cile. Poi so dire solo che un giorno cominciai a chiedermi cos’è