Page 203 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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senza-notizie».
Sanno tutto. Basta che vadano all’edicola e che, senza comprare il
giornale, si mettano a leggere i titoli. Leggi tre o quattro titoli, oggi, e in
mezzo minuto ti rendi conto di cose che noi non saremmo riusciti a sapere
in dieci anni. Basta, sennò mi arrabbio e nisco col sembrare proprio un
italiano anziché un israeliano. O mi metto a coltivar nostalgie.
Non le coltivo. Non tornerei più a vivere in Italia. Nemmeno Silvia.
Perché ricadrei in un ambiente borghese che non mi appartiene più, che
ho ri utato. In Italia per no i comunisti e i maoisti sono borghesi. E
concludo: il mio non è il ri uto di un paese che ancora amo. È il ri uto di
una società borghese che non ho mai amato.
LUCIANO SERVI
Le mura della città vecchia di Gerusalemme mi ricordano Firenze
Io vengo da una famiglia borghese, patriottica, di tradizione italiana. Il
fratello di mia nonna era colonnello dei garibaldini e quando morì, a
novantasei anni, ebbe un funerale con tutti gli onori sebbene fosse il 1938
e le leggi razziali esistessero già. Diventai sionista per le leggi razziali.
Frequentavo il liceo Dante a Firenze e mi costrinsero ad abbandonarlo per
trasferirmi al Liceo Ebraico. Lo choc fu così brutale che, nito l’anno
scolastico, andai a prepararmi per il kibbutz nella fattoria toscana di
Giulio Raccà: quello che poi è diventato professore di sica all’università
di Gerusalemme. L’idea era di recarmi subito in Herez Israel: non la portai
in fondo perché scoppiò la guerra e fui messo al lavoro obbligatorio. Scavi
per la boni ca, quattro lire al metro cubo. Lo dico senza rancore. C’è una
bella di erenza tra i campi di concentramento tedeschi e il lavoro
obbligatorio ma pagato: gli italiani non sono mai stati davvero antisemiti.
Guardi, dinanzi a noi abitava il comandante del presidio di Firenze e
noi non avevamo nessun rapporto con lui, non ci scambiavamo nemmeno
il buongiorno e la buonasera, ma appena scoppiaron le leggi razziali lui
venne a stringer la mano a mio padre. Non solo, quando la mia famiglia
scappò da Firenze, il 12 settembre 1943, gli amici forzaron la porta di
casa e misero in salvo ciò che potevano: vestiti, argenteria, mobili,
per no i libri delle preghiere che nascosero nei loro appartamenti. Al
ritorno ci restituirono tutto, no all’ultimo spillo, e in cambio non vollero
niente. Anzi dissero che noi avremmo fatto la stessa cosa per loro. Bè, non
lo so. Non sono a atto certo che ne avremmo avuto il coraggio. E… Certi
fatti non si dimenticano. D’accordo, alcuni italiani denunciaron gli ebrei e
li mandarono a morire ad Auschwitz. E con questo? I mascalzoni ci son
dappertutto, ci sono anche tra noi. Basti pensare agli ebrei che si