Page 169 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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hanno sciupato perfino le Olimpiadi».
             Oppure:  «Quando  ci  son  di  mezzo  gli  ebrei,  va  tutto  in  malora».  Bè,

          posso rispondere che sono antipatici anche a me. Anche a noi. Forse non è
          opportuno  dirlo  nel  1972,  ma  non  siamo  ancora  capaci  di  dimenticare
          quel che ci hanno fatto trent’anni fa. Se ciò che è successo fosse successo
          in un altro paese, ci avrebbe colpito meno. Ma l’idea che sia successo in
          Germania, a pochi chilometri da Dachau e da Mauthausen… Lo so, lo so:

          anche  loro  hanno  perso  due  uomini  nel  tentativo  di  liberare  gli  ostaggi
          israeliani. E me ne dispiace, sa? Me ne dispiace enormemente. Però non
          mi  do lo stesso. Voglio dire: il loro paci smo non mi convince a atto.

          Perché  è  eccessivo.  E  il   lo  che  divide  il  paci smo  eccessivo  dal
          militarismo  eccessivo  è  un   lo  talmente  sottile:  ci  vuole  un  nulla  a
          romperlo e a rovesciare la situazione.
             Io, quando seppi che le Olimpiadi si sarebbero tenute in Germania, feci
          una smorfia.

             Durante  la  preparazione  delle  Olimpiadi  non  mi  sono  mai  sentito
          tranquillo. Sapevamo che qualcosa sarebbe successo e che i tedeschi non
          avrebbero fatto nulla per impedirlo.

             Non a caso ci furono tanti incontri tra gli uomini del nostro servizio di
          sicurezza  e  quelli  del  loro  servizio  di  sicurezza.  Due  mesi  prima  che
          iniziassero  le  Olimpiadi  fui  mandato  in  Germania.  Il  problema  della
          sicurezza non era un problema che mi riguardasse però chiesi ugualmente
          di  incontrarmi  con  un  responsabile  del  servizio  in  questione.  E  per  due

          ore, non u cialmente, sedetti dinanzi alla scrivania di un signore molto
          importante:  gli  esposi  i  miei  dubbi,  le  mie  preoccupazioni.  Gli  dissi:
          «Senta,  caro  signore,  parliamoci  chiaro.  Noi  ci  rendiamo  perfettamente

          conto che un Villaggio olimpico non può e non deve esser trasformato in
          una  prigione.  Noi  siamo  assolutamente  d’accordo  sul  fatto  che  le
          Olimpiadi  debbano  essere  una  specie  di  gioioso  carnevale.  Però  siamo
          anche  consapevoli  dei  pericoli  che  ci  aspettano  alle  Olimpiadi.  E
          vorremmo  ridurli  al  massimo.  Quindi  voglio  sapere  cosa  intendete  fare,

          voi  tedeschi,  per  proteggerci  dagli  eventuali  attacchi  degli  arabi».  Il
          signore  importante  mi  rispose  di  stare  tranquillo:  ci  sarebbero  state
          ventimila  Giacche  Azzurre  al  Villaggio  olimpico  e  queste  avrebbero

          sorvegliato in modo speciale gli alloggi degli israeliani. In modo speciale,
          anzi  con  «un  occhio  particolare».  Benissimo,  dissi,  posso  guardare  la
          mappa del Villaggio? Guardammo la mappa del Villaggio e, quando vidi
          dov’erano  situati  gli  alloggi  degli  israeliani,  mi  allarmai.  Si  trattava  di
          una piccola villetta aperta a tutti. «Deve proprio garantirmi che si tratterà

          di  una  sorveglianza  speciale,  caro  signore»  esclamai.  E  lui:  «Non  si
          preoccupi, signor Lalkin, non si preoccupi!».
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