Page 165 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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nemmeno il francese, nemmeno il tedesco: parlava il russo e basta. Con
lui bisognava esprimersi a gesti e a ogni gesto rideva, rideva… Lo
avevamo messo in una scuola perché imparasse l’ebraico. Di politica non
sapeva nulla, del problema arabo quasi nulla. Mi chiedevo se avesse
capito l’irruzione degli arabi nella stanza numero Tre, i loro mitra, i loro
volti incappucciati, le loro minacce, la morte di Moshe. Scommetto di no.
È andato a morire senza sapere perché. Ha lasciato la Russia per venire a
morire senza sapere perché. A diciotto anni, ignorando per no la lingua
del paese che rappresentava…
Sì, a questo pensavo correndo. Uno può crederci o no: cosa me ne
importa. E poi pensavo: vigliacchi. Quei terroristi arabi sono vigliacchi.
La loro non è guerriglia: lo dice uno che di guerriglia ne ha fatta e tanta.
Attaccare un gruppo di atleti che stanno dormendo non è guerriglia, è
delitto e basta. Quando noi facevamo la guerriglia agli inglesi,
attaccavamo i soldati. La gente armata. Io non ho mai ucciso una persona
inerme, e cosa credono di ottenere uccidendo undici creature inermi? È la
storia delle bombe che scoppiano nei supermarket, o la pirateria degli
aerei. Troppo comodo, accidenti, troppo facile. Non hanno capito nulla di
noi. Non hanno capito che non siamo più gli ebrei della Seconda guerra
mondiale, gli ebrei che si lasciavano ammazzare nei campi di
concentramento a milioni. Siamo cambiati, siamo diversi, non ci
arrenderemo mai. Perché siamo stanchi di correre su e giù per il mondo,
sfuggendo alle persecuzioni ed all’odio, ormai abbiamo un paese e
vogliamo tenercelo stretto. Oh, perché non si mettono in testa che non lo
molleremo mai, questo paese, che non ne fuggiremo mai?
Perché non realizzano che eliminarci è impossibile, anche se ci
ammazzano quasi tutti?
Da migliaia di anni ci ammazzano. Trent’anni fa, in Germania, hanno
ammazzato sei milioni di noi. Eppure siamo ancora vivi, e facciamo
ancora bambini, e preghiamo ancora a Gerusalemme e… Io non sono un
professore, io queste cose non so dirle come vorrei. Però so di dire il
giusto.
E poi mi chiedevo, come un’ossessione, perché fosse toccato alla stanza
numero Tre. E non alla numero Due o alla numero Quattro o alla numero
Cinque: la mia. Non riuscivo a mettere insieme una spiegazione logica.
Ora ci riesco, invece. Naturalmente non posso fornire le prove de nitive:
tutti i testimoni dell’intera storia sono morti. Però con Zabari e Sokolski
l’ho ricostruita abbastanza, e vi sono solo tre persone che possono
ricostruirla così, solo tre persone che hanno visto qualcosa: io, Gadi
Zabari, e Tuviah Sokolski. Dovrebbe interrogare Zabari. Sokolski no, non
serve: ha perso la testa e non… Connette più. Io son l’unico che sia