Page 135 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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Disse  che  c’era  stato  un  attentato  al  supermarket  e  che  esso  aveva
          causato due morti e undici feriti. Rimasi male, due morti soltanto, e scesi

          per strada a chiedere la verità.
             Radio  Israele  non  dice  mai  la  verità.  La  verità  era  che  le  due  bombe
          avevan  causato  ventisette  morti  e  sessanta  feriti  fra  cui  quindici
          gravissimi. Bè, mi sentii meglio anche se non perfettamente contenta. Gli
          esperti  militari  della  mia  base  avevano  detto  che  ogni  bomba  avrebbe

          ucciso chiunque entro un raggio di venticinque metri e, verso le undici del
          mattino,  al  supermarket  non  contavi  mai  meno  di  trecentocinquanta
          persone. Oltre a un centinaio di impiegati.


             Rascida, provasti anzi provi nessuna pietà per quei morti?

             No davvero. Il modo in cui ci trattano, in cui ci uccidono, spenge in noi
          ogni pietà. Io ho dimenticato da tempo cosa signi ca la parola pietà e mi

          disturba perfino pronunciarla.
             Corre voce che ci fossero arabi in quel negozio. Non me ne importa. Se
          c’erano,  la  lezione  gli  servì  a  imparare  che  non  si  va  nei  negozi  degli

          ebrei, non si danno soldi agli ebrei. Noi arabi abbiamo i nostri negozi, e i
          veri arabi si servono lì.

             Rascida, cosa facesti dopo esserti accertata che era successo ciò che volevi?


             Dissi a mia madre: «Ciao, mamma, esco e torno fra poco». La mamma
          rispose:  «Va  bene,  fai  presto,  stai  attenta».  Chiusi  la  porta  e  fu  l’ultima
          volta che la vidi. Dovevo pensare a nascondermi, a non farmi più vedere

          neanche  se  arrestavano  i  miei.  E  li  arrestarono.  Non  appena  il  Fronte
          Popolare  assunse  la  paternità  dell’operazione,  gli  israeliani  corsero  da
          quelli che appartenevano al Fronte. Hanno schedari molto precisi, molto
          aggiornati: un dossier per ciascuno di noi. E tra coloro che presero c’era
          un compagno che sapeva tutto di me. Così lo torturarono ma lui resistette

          tre  giorni:  è  la  regola.  Tre  giorni  ci  bastano  infatti  a  metterci  in  salvo.
          Dopo tre giorni disse il mio nome, così la polizia venne ad arrestarmi ma
          non  mi  trovò  e  al  mio  posto  si  portò  via  la  famiglia.  Mio  padre,  mia

          madre,  mia  sorella  maggiore  e  i  bambini.  Mia  madre  e  i  bambini  li
          rilasciarono  presto,  mio  padre  invece  lo  tennero  tre  mesi  e  mia  sorella
          ancora di più. Al processo non ci arrivarono mai perché in realtà né mio
          padre né mia sorella sapevano niente.


             E tu cosa facesti, Rascida?
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