Page 73 - Oriana Fallaci - Lettera a un bambino mai nato
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mi sono aggrappata alla gabbia, e ho gridato: «Il bambino no! Il
bambino no! «.
Ed è stato mentre gridavo così che...
* * *
Sì, è stato mentre gridavo così che ho udito la tua voce:
«Mamma!». E mi son sentita svuotare perché era la prima volta
che qualcuno mi chiamava mamma, e perché era la prima volta
che udivo la tua voce, e perché non era la voce di un bambino. Era
la voce di un adulto, di un uomo. E ho pensato: “Era un uomo!”.
Poi ho pensato: Era un uomo, mi condannerà”. Infine ho pensa-
to: “Lo voglio vedere!”. E le mie pupille hanno frugato ovunque,
dentro la gabbia, fuori della gabbia, tra gli scanni, al di là degli
scanni, per terra, sui muri. Ma non ti hanno trovato.
Non c’eri. C’era solo una quiete di tomba. E in questa quiete di
tomba la tua voce s’è levata, di nuovo: «Mamma!
Lasciami parlare, mamma. Non avere paura. Non bisogna aver
paura della verità. Del resto è già stata detta. Ciascuno di loro ha
detto una verità, e tu lo sai: me lo hai insegnato tu che la verità
è fatta di molte verità differenti. Sono nel giusto coloro che ti
hanno accusato e coloro che ti hanno difeso, coloro che ti hanno
assolto e coloro che ti hanno condannato. Però quei giudizi non
contano. Tuo padre e tua madre hanno ragione a rispondere che
non si può entrare nell’anima altrui, e che l’unico testimone son
io.
Soltanto io, mamma, posso affermare che mi hai ucciso sen-
za uccidermi. Soltanto io posso spiegare come l’hai fatto e per-
ché. Io non avevo chiesto di nascere, mamma. Nessuno lo chie-
de. Laggiù nel nulla non v’è volontà. Non v’è scelta. V’è il nulla.
Quando avviene lo strappo e ci accorgiamo di incominciare, non
ci chiediamo nemmeno chi l’ha voluto e se ciò è bene o male.
Semplicemente, accettiamo e poi aspettiamo di scoprire se ci
piace aver accettato. Scoprii fin troppo presto che mi piaceva. Sia
pure attraverso i tuoi timori, le tue esitazioni, eri stata così brava
a convincermi che nascere è bello e scappare dal nulla una gioia.
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