Page 72 - Oriana Fallaci - Lettera a un bambino mai nato
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questo era balzata dal letto ed era partita, senza alcun riguardo

        per la vita che portava in seno. Senza nessuna misericordia.
           Che la sua alleata sputasse pure, insultasse pure.

           L’imputata era colpevole.



           Allora ho cercato con gli occhi mio padre e mia madre. E li ho

        implorati, in silenzio, perché erano la mia ultima possibilità di
        salvezza. Mi hanno risposto con uno sguardo avvilito. Sembrava-

        no esausti, molto più vecchi di quando il processo era incomin-

        ciato. La testa gli ciondolava in avanti come se non ne sostenes-
        sero il peso, il corpo gli tremava come se avessero freddo, e tutto

        in loro cedeva stroncato in un mesto abbandono che li isolava

        dagli altri: legandoli dentro un’unica disperazione.
           Si reggevano reciprocamente la mano, per aiutarsi.

           Mano nella mano hanno chiesto il permesso di restare seduti.

        Il permesso gli è stato concesso e allora li ho visti confabulare:
        per stabilire, suppongo, chi avrebbe parlato per primo. Ha parla-

        to per primo lui. Ha detto: «Io ho avuto due dolori. Il primo dolo-
        re a sapere che quel bambino c’era e il secondo dolore a sapere

        che non c’era più. Spero che qui mi venga risparmiato un terzo

        dolore: veder condannare mia figlia. In che modo si siano svolte
        le cose non so. Nessuno di voi può saperlo perché nessuno può

        entrare nell’anima altrui. Però questa è mia figlia: e per un padre
        i figli non sono colpevoli. Mai «. Subito dopo ha parlato mia ma-

        dre. Ha detto: « ~ la mia bambina.

           Sarà sempre la mia bambina. E la mia bambina non può fare
        cose cattive. Quando mi scrisse che aspettava un figlio, io le ri-

        sposi: “Se hai deciso così, vuol dire che è giusto”. Se mi avesse

        scritto che non lo voleva, io avrei risposto la stessa cosa. Non
        tocca a noi giudicare, né a voi.

           Non avete il diritto di accusarla né di difenderla perché non

        siete dentro né la sua mente né dentro il suo cuore.
           Nessuna delle vostre testimonianze ha valore. V’è solo un te-

        stimone, qui, che potrebbe spiegarci come sono andate le cose.
        E questo testimone è il bambino che non può... «. Allora gli al-

        tri l’hanno interrotta, in coro: «Il bambino, il bambino! «. Ed io




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