Page 52 - Oriana Fallaci - Lettera a un bambino mai nato
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fatto ciò che avevo aspettato, agognato, per mesi. Ti sei allunga-

        to, forse hai sbadigliato, e mi hai tirato un colpetto. Un piccolo
        calcio. Il tuo primo calcio...

           Come quello che tirai a mia madre per dirle di non buttarmi

        via. Le mie gambe son diventate marmo. E per qualche secondo
        son rimasta con il fiato mozzo, le tempie che mi pulsavano. Ho

        sentito anche un bruciore alla gola, una lacrima che mi accecava.
        Poi la lacrima è ruzzolata giù, è caduta sul lenzuolo facendo: paf!

        Ma sono scesa ugualmente dal letto. Ho preparato ugualmente

        la valigia.
           Domani si parte, ho detto. In aereo.




           Era proprio il caso di pigliarsela tanto? Stiamo benissimo nel
        paese in cui siamo venuti. Siamo stati benissimo durante l’intero

        viaggio e all’arrivo e dopo. Mai uno spasmo, un dolore, una nau-

        sea. Non è successo nulla di ciò che il medico aveva annunciato:
        ho la conferma della dottoressa che mi ha visitato ieri. Simpa-

        tica. Dopo averti palpato ha concluso che non vede ragioni per
        allarmarsi, il suo collega eccedeva in pessimismo e prudenza,

        una goccia di sangue cos’è? Vi sono donne che perdono sangue

        per l’intera durata della gravidanza e poi mettono al mondo figli
        sanissimi. Secondo lei stare a letto è contro natura, ed anche ec-

        cedere nelle precauzioni.
           Una sua cliente, ad esempio, ballerina di professione, aveva

        continuato a esibirsi nel pas à deux fino a dopo il quinto mese.

        Di me la meravigliava soltanto lo scarso gonfiore del ventre, però
        anche la ballerina aveva un ventre pressoché piatto. Che conti-

        nuassi pure coi medicamenti prescritti dal collega, se desidera-

        vo, ma soprattutto lasciassi la natura provvedere da sé. Unico
        consiglio, non guidare troppo l’automobile. Le ho spiegato che

        in automobile dovevo fare un viaggio di dieci giorni almeno. Ha

        alzato il sopracciglio un po’ incerta, e mi ha chiesto se fosse pro-
        prio necessario. Le ho risposto di sì. ~ rimasta zitta per qualche

        minuto e poi ha concluso pazienza, le strade di questo paese
        sono comode e lisce, le macchine di questo paese sono ben mol-

        leggiate. L’importante è non strapazzarsi e concedersi ogni due o




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