Page 51 - Oriana Fallaci - Lettera a un bambino mai nato
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è un accordo dove ciascuno dà per ricevere, e quando lo firmam-

        mo ignoravo che avresti preteso tutto per darmi nulla. Del resto
        tu non lo firmasti per niente, lo firmai soltanto io. Ciò ne incrina

        la validità. Non lo firmasti e da te non mi giunse mai un assenso:

        il tuo unico messaggio è stato una goccia rosa di sangue. Ch’io
        sia maledetta davvero, e per sempre, che la mia vita diventi un

        rimpianto perpetuo, al di là della morte, se stavolta cambio la
        mia decisione.




           Mi ha definito assassina. Chiuso dentro il suo camice bianco,
        non più medico ma giudice, ha tuonato che vengo meno ai doveri

        più fondamentali di madre e di donna e di cittadina. Ha gridato

        che lasciar l’ospedale sarebbe già un misfatto, scendere dal letto
        già un crimine, ma intraprendere un viaggio è omicidio preme-

        ditato e la legge dovrebbe punirmi come punisce un qualsiasi

        assassino.
           Poi s’è fatto supplice, ha tentato di convincermi con la tua fo-

        tografia. Che ti osservassi bene se avevo un minimo di cuore: eri
        ormai un bambino in tutto e per tutto. La tua bocca non era più

        l’idea di una bocca: ma una bocca. Il tuo naso non era più l’idea

        di un naso: ma un naso. Il tuo viso non era più l’abbozzo di un
        viso: ma un viso. E lo stesso il tuo corpo, le tue mani, i tuoi piedi

        dove le unghie erano evidenti. Era evidente anche un principio
        di capelli sulla testolina ben formata. Che mi rendessi conto, al

        tempo stesso, della tua fragilità.

           Che studiassi la tua pelle: così delicata, così diafana che at-
        traverso di essa traspariva ogni vena, ogni capillare, ogni nervo.

        Non eri neanche più minuscolo: misuravi almeno sedici centime-

        tri e pesavi due etti. Se avessi voluto abortirti non avrei potuto:
        sarebbe stato tardi. Eppure mi accingevo a fare qualcosa che era

        peggio di un aborto.

           L’ho ascoltato senza battere ciglio. Dopo ho firmato un foglio
        con cui egli declinava ogni responsabilità per la tua vita e la mia,

        ed io me le assumevo al suo posto.
           L’ho guardato uscire dalla camera in preda a un furore che lo

        rendeva paonazzo. E, quasi in quel momento, tu ti sei mosso. Hai




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