Page 46 - Oriana Fallaci - Lettera a un bambino mai nato
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Avevo evitato di bere alcool, avevo fumato meno  come s’era rac-

        comandato? Ho risposto sì. Non avevo mai compiuto sforzi, stra-
        pazzi? Ho risposto no. Avevo avuto rapporti sessuali? Di nuovo

        ho risposto no ed era vero, lo sai: non gli ho permesso di avvi-

        cinarsi, l’altra notte sebbene lui ripetesse che era una crudeltà.
        Allora il medico è apparso perplesso: «Ha preoccupazioni? «. Gli

        ho risposto sì. «Ha avuto qualche trauma psicologico, che so~ un
        dispiacere? «Gli ho risposto sì. Mi ha fissato senza chiedere che

        specie di trauma, che specie di dispiacere, poi mi ha esposto la

        sua tesi. A volte le preoccupazioni, le ansie, gli shock sono più
        pericolosi delle fatiche fisiche perché causano spasmi, contrazio-

        ni uterine, e minacciano seriamente la vita dell’embrione o del

        feto. Non dimenticassi che l’utero è in relazione con l’ipofisi, che
        ogni stimolo si trasmette subito agli organi genitali. Una sorpre-

        sa violenta, un dolore, una collera, possono provocare il distacco

        parziale dell’uovo. Lo può addirittura un nervosismo costante, un
        perpetuo stato d’angoscia. Al limite, e lungi da lui l’intenzione di

        sconfinare nella fantascienza o nella fantapsicologia, si poteva
        parlare di un pensiero che uccide. Al livello inconscio, s’intende,

        e per questo dovevo assolutamente impormi d’esser tranquilla.

           Dovevo rigorosamente evitare ogni emozione,  ogni pensiero
        nero. Serenità, placidità erano le parole d’ordine.

           Dottore, ho risposto, è lo stesso che chiedermi di cambiare il
        colore degli occhi: come faccio ad essere placida se la mia natu-

        ra non lo è? Mi ha squadrato di nuovo con freddezza: «Questo è

        affar suo. Si arrangi. Ingrassi «. Poi mi ha prescritto antispastici
        e altre medicine. Se per caso appare una goccia di sangue, corra

        da lui.



           Sono impaurita. Ed anche adirata con te. Cosa credi che sia: un

        contenitore, un barattolo dove si mette un oggetto da custodire?

        Sono una donna, perdio, sono una persona. Non posso svitar-
        mi il cervello e proibirgli di pensare. Non posso annullare i miei

        sentimenti o proibirgli di manifestarsi. Non posso ignorare una
        rabbia, una gioia, un dolore. Ho le mie reazioni, io, i miei stupori,

        i miei scoramenti. Anche se potessi, non vorrei disfarmene per ri-




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