Page 38 - Oriana Fallaci - Lettera a un bambino mai nato
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gente coi danni di guerra. Allora il frustino disegnò una gran vo-

        luta nell’aria e replicò che nell’esercito inglese i ladri venivan fu-
        cilati; quanto al rappresentante del popolo, fuori! Fuori, .il ladro

        continuava a piangere col capo affondato nell’erba: «Mamma,

        mamma, mamma
           «L’angelo in uniforme continuava a stare sopra di lui con le

        gambe divaricate e il mitragliatore. Le gambe erano tozze, pelo-
        se, il mitragliatore era puntato contro la nuca. Passando, la ra-

        gazzina udì uno schiocco metallico.

           Lo schiocco della sicura quando viene tolta.



           La ragazzina non seppe mai se il ladro era stato giustiziato, ma

        da quel giorno diffidò sempre della parola domani. E poiché la
        sua mente aveva associato la parola domani alla parola amici,

        da quel giorno diffidò anche degli amici. Dopo l’esercito inglese

        venne l’esercito americano.
           Tutti dicevano che gli americani sarebbero stati più cordiali,

        più buoni, e la ragazzina sperò che fosse vero giacché molti di
        loro ridevano grasse risate colme di umanità. Presto però s’ac-

        corse che con le loro risate grasse, colme di umanità, anch’essi

        violentavano e corrompevano e si comportavano da padroni: il
        domani era una paura nuova. La fame invece era la stessa. Per

        placarla alcune donne si prostituivano, altre lavavano i panni dei
        nuovi padroni. Ogni terrazza, ogni cortile era un ciondolar di uni-

        formi e calzini e magliette; un vantarsi di chi ne lavava di più. Sei

        paia di calzini, un pane a cassetta. Tre maglie, una scatoletta di
        carne e fagioli. Una uniforme, due scatolette di came. Il padre

        della ragazzina non permetteva che sua moglie e sua figlia toc-

        cassero quei panni sporchi. Diceva che bene o male il domani era
        incominciato e bisognava difenderlo con dignità. Per dimostrarlo

        invitava a mangiare gli “amici“e gli dava la sua razione di cibo

        fresco. Una sera gli dette perfino il suo orologio d’oro, pronun-
        ciando un bel discorso dove ricordava i prigionieri aiutati per il

        domani che restava una causa comune. Gli amici presero l’orolo-
        gio d’oro e, per risposta, offrirono panni da lavare. La ragazzina si

        offese. Ma la fame è una bestia piena di tentazioni: pochi giorni




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