Page 36 - Oriana Fallaci - Lettera a un bambino mai nato
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questi gli rompevano il capo diceva, coraggioso e testardo: «Do-

        mani verrà.»
           C’era la guerra in quegli anni. I prepotenti vestiti di nero aveva-

        no tutta l’aria di vincerla. Ma lui scoteva la testa e diceva, corag-

        gioso e testardo: «Domani verrà «.



           La ragazzina gli credeva perché aveva visto una notte di luglio.
        Quella notte i prepotenti eran stati cacciati e sembrava che la

        loro guerra finisse, per dare il via al domani. Ma venne settem-

        bre e i prepotenti tornarono, con nuovi prepotenti che parlavan
        tedesco. La guerra raddoppiò. La ragazzina si sentì tradita. Inter-

        rogò suo padre. Suo padre rispose «domani verrà» e la persuase

        provandole che il domani non poteva tardare perché non eran
        più soli ad attenderlo: stavano arrivando gli amici, un esercito

        intero di amici detti alleati. Il giorno dopo, la città della ragazzina

        venne bombardata dagli amici detti alleati e una bomba cadde
        proprio dinanzi a casa sua. La ragazzina ne rimase disorientata.

        Se erano amici, perché facevano questo? Suo padre rispose che
        purtroppo dovevano farlo, che ciò non diminuiva per niente la

        loro amicizia, e per convincerla meglio portò in casa due di colo-

        ro che gli gettavan le bombe. Già prigionieri dei prepotenti, essi
        eran fuggiti. Bisognava aiutarli, spiegò suo padre, in quanto il

        domani era una causa comune. La RAGAZZINA annuì. Insieme al
        padre, che per essi rischiava il plotone di esecuzione, li nascose

        e li nutrì e li accompagnò in villaggi sicuri. Poi si mise paziente ad

        aspettare l’esercito che avrebbe portato il domani. Tale eserci-
        to non giungeva mai. Passavano le settimane, passavano i mesi,

        nell’attesa si moriva sotto le bombe, le sevizie, le fucilazioni: e

        il famoso domani pareva ormai un sogno fatto di sogno e basta.
        Anche il padre della ragazzina venne arrestato, picchiato, tortu-

        rato. La ragazzina andò a trovarlo in carcere e non lo riconobbe,

        tanto era massacrato. Ma perfino in carcere, perfino massacrato,
        lui disse: «Domani verrà. Un domani senza umiliazioni».



           E il domani giunse, alla fine. Era un’alba d’agosto e durante la

        notte la città era stata squassata da orrende esplosioni. Eran sal-




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