Page 32 - Oriana Fallaci - Lettera a un bambino mai nato
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d’acqua, di sole, d’aria, e basta. Però a volte si rubano il sole e

        l’acqua, anche loro, soffocandosi, sterminandosi. Ed è proprio il
        caso che tu venga a conoscere simili orrori, tu che vivi e ti nutri e

        ti scaldi senza ammazzare nessuno?



           Anche questa è una fiaba. C’era una volta una bambina cui pia-

        ceva molto la cioccolata. Però più le piaceva, meno ne mangiava.
        E sai perché? V’era stato un tempo in cui gliene davano quanta

        volesse. Il tempo in cui abitava in una casa piena di cielo che

        entrava dalle finestre. Ma un giorno s’era svegliata in una casa
        senza  cielo  e  senza  cioccolata.  Dalle  sue  finestre,  poste  quasi

        al soffitto e protette da una grata come le prigioni, si vedevano

        soltanto piedi che andavano su e giù. Si vedevano anche cani, e
        lì per lì era un piacere perché i cani si vedevano interi: fino alla

        testa. Però subito dopo essi alzavan la zampa e facevano pipì

        sulla grata, mentre la mamma della bambina piangeva: «Questo
        no, questo no!«. La sua mamma piangeva sempre, del resto, an-

        che quando si rivolgeva al pancione che le tirava il grembiule, e
        parlava a qualcuno chiuso lì dentro dicendogli:

           «Non avresti potuto scegliere un momento peggiore !». Al che il

        babbo incominciava a tossire, nel letto, una tosse che lo lasciava
        come morto. Il babbo stava a letto anche di giorno, col viso giallo

        e gli occhi lucidi.
           Tristi. Secondo i calcoli della bambina, la fine della cioccolata

        aveva coinciso con la malattia del babbo e il trasloco in quella

        casa senza cielo e senza gioia. Insomma con la mancanza di soldi.



           Per trovare i soldi, la mamma della bambina andava a pulire

        la casa di una bella signora cui dava del tu e che le dava del tu.
        Era costei una zia ricca, che cambiava sempre vestito. Si diceva

        perfino che avesse una borsa per ogni vestito e un paio di scarpe

        per ogni borsa. La sua casa era sul fiume e dalle finestre vi entra-
        va tutto il cielo della città. Ma la bella signora non era contenta

        lo stesso. Si lamentava sempre: perché un cappello non le stava
        bene, o perché il suo gatto starnutiva, o perché la sua cameriera

        era andata da un mese in campagna e non accennava a tornare.




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