Page 34 - Oriana Fallaci - Lettera a un bambino mai nato
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alla gola scomparve e al suo posto si formò un liquido che aveva

        il sapore di cioccolata. La sua mamma se ne accorse. La fulminò
        con lo sguardo per avvertirla: se chiedi qualcosa, te ne pentirai!

        La bambina capì e si mise a fissare il soffitto con dignità. Stava

        fissando il soffitto quando la bella signora si alzò e con aria an-
        noiata andò sul balcone dove rimase ad accarezzarsi un polso.

        Il balcone si affacciava su un secondo balcone, più grande. E sul
        secondo balcone c’erano due bambini ricchi. La bambina lo sa-

        peva perché li aveva visti, una volta, e aveva capito che erano

        ricchi perché erano belli. La STESSA bellezza della signora. Sem-
        pre accarezzandosi il polso, questa li scorse. Sorrise, estasiata, si

        affacciò per Chiamarli: «Bonjour, mes petits pigeons!

           Ca va, aujourdi? E poi: «Attendez, attendez! Il y a quelque cho-
        se pour vous!». Rientrò in casa, prese la bomboniera di Vetro~

        la scoperchiò, la portò sul balcone reggendola con delicatezza~

        cominciò a gettar gianduiotti di sotto. Li gettava e diceva: «Gian-
        duiotti per i miei piccioncini! Gianduiotti per i miei piccioncini!».

           Ne gettò più di metà, tra uno scoppiettar di risate, infine Posò di
        nuovo la bomboniera sul tavolo e tirò fuori un altro gianduiotto.

        Lo spogliò lentamente della sua carta d’oro, lo sollevò un attimo

        pensando chissacché, e lo mangiò. Mentre la bambina guardava,
        da quel giorno che io non posso mangiar cioccolata.

           Se la mangio, vomito. Ma spero che la cioccolata ti piaccia, fi-
        glio, perché voglio comprartene tanta. Voglio Coprirti di ciocco-

        lata: affinché tu la mangi per me, fino alla nausea, fino all’oblio

        di quell’ingiustizia che mi porto ancora addosso con il RANCORE.
        Conoscerai l’ingiustizia quanto la violenza: devo prepararti an-

        che a questo.

           E non intendo L’ingiustizia di uccidere un pollo per mangiarlo,
        una vacca per scuoiarla, una donna per punirla: intendo l’ingiu-

        stizia che divide chi ha e chi non ha. L’ingiustizia che lascia que-

        sto veleno in bocca, mentre la madre INCINTA spolvera il tappeto
        altrui. Come si risolva un tale problema non so. Tutti coloro che

        ci hanno provato sono riusciti soltanto a sostituire chi spolvera
        il tappeto. In qualunque sistema tu nasca, qualunque ideologia,

        c’è sempre un tale che spolvera il tappeto di un altro, c’è sem-




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