Page 15 - Oriana Fallaci - Lettera a un bambino mai nato
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il modello di tela, il sarto ha incominciato a prender le misure.

        Quando gli ho spiegato che doveva prenderle molto abbondanti
        perché ero incinta e d’inverno sarei stata grossa, è violentemen-

        te arrossito. Ha spalancato la bocca e ho temuto che inghiottisse

        gli spilli. Non li ha inghiottiti, graziaddio, ma gli son caduti per
        terra. Gli è caduto anche il metro, e ho provato come un dispia-

        cere ad imporgli tanto imbarazzo. Lo stesso col commendatore.
        Che ci piaccia o no, il commendatore è colui che compra il mio

        lavoro e ci dà i soldi per vivere: sarebbe stato disonesto non in-

        formarlo che tra qualche tempo non potrò più lavorare.
           Così sono entrata nel suo ufficio e l’ho informato. È rimasto

        senza fiato. Poi s’è ripreso e ha balbettato che rispettava la mia

        decisione, anzi mi ammirava moltissimo per averla presa, mi
        considerava assai coraggiosa, però sarebbe stato opportuno non

        raccontarlo a tutti.

           «Una cosa è parlarne tra noi, gente di mondo, e una cosa è
        parlarne con chi non può capire. Tanto più che lei potrebbe cam-

        biare idea, no?» Ha insistito parecchio su questa faccenda del
        cambiare idea. Almeno fino al terzo mese avevo tutto il tempo di

        ripensarci, diceva, e ripensarci avrebbe dimostrato saggezza: la

        mia carriera era così bene avviata, perché interromperla per un
        sentimentalismo?

           Ci pensassi bene, non si trattava neanche di interromperla per
        pochi mesi o un anno: si trattava di mutare l’intero corso della

        mia vita. Non avrei più potuto disporre di me stessa e non di-

        mentichiamo che la ditta mi aveva lanciato puntando proprio
        sulla disponibilità che offrivo. Lui teneva in serbo tanti bei pro-

        getti per me.

           Davvero, se ci ripensavo, non avevo che da dirlo. E mi avrebbe
        aiutato.




           Tuo padre ha telefonato una seconda volta. Gli tremava la voce.
        Voleva sapere se ho avuto conferma. Gli ho risposto di sì. Mi ha

        chiesto una seconda volta quando avrei “sistemato la cosa”. Ho
        posato una seconda volta il ricevitore senza ascoltarlo. Quel che

        non capisco è perché, quando una donna annuncia d’essere le-




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