Page 12 - Oriana Fallaci - Lettera a un bambino mai nato
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verso un’altra creatura, ad esempio un uomo verso una donna,

        o una donna verso un uomo. Non vi sono cinghie né catene né
        sbarre che ti costringano a una schiavitù più cieca, a un’impo-

        tenza più disperata. Guai se ti regali a qualcuno in nome di quel

        trasporto: serve solo a dimenticare te stesso, i tuoi diritti, la tua
        dignità e cioè la tua libertà.

           Come un cane che annaspa nell’acqua cerchi invano di rag-
        giungere una riva che non esiste, la riva che ha nome Amare ed

        Essere Amato, e finisci neutralizzato deriso deluso.

           Nel caso migliore finisci col chiederti cosa ti spinse a buttarti
        nell’acqua: lo scontento di te stesso, la speranza di trovare in

        un altro cosa non vedevi in te stesso? La paura della solitudine,

        della noia, del silenzio? Il bisogno di possedere ed essere pos-
        seduto? Secondo alcuni è questo l’amore. Ma io temo che sia

        molto meno: una fame che, una volta saziata, ti lascia una specie

        di indigestione. Un vomito. E tuttavia, tuttavia, deve pur esserci
        qualcosa in grado di rivelarmi il significato di quella maledet-

        ta parola, bambino. Deve pur esserci qualcosa in grado di farmi
        scoprire cos’è, e che c’è. Ne ho tanto bisogno, tanta fame.

           Ed è in questo bisogno, questa fame, che penso: forse è vero

        ciò che ha sempre sostenuto mia madre, l’amore è ciò che una
        donna sente per suo figlio quando lo prende tra le braccia e lo

        sente solo, inerme, indifeso. Almeno fino a quando è inerme, in-
        difeso, lui non ti insulta, non ti delude.

           E se toccasse a te farmi scoprire il significato di quelle cinque

        lettere assurde? Proprio a te che mi rubi a me stessa e mi succhi
        il sangue e mi respiri il respiro?




           Un indizio esiste. Gli innamorati lontani si consolano con le fo-
        tografie. Ed io ho sempre in mano le tue fotografie.

           E diventata ormai un’ossessione. Appena rientro in casa ag-

        guanto quel giornale, calcolo i giorni, la tua età, e ti cerco. Oggi
        hai compiuto sei settimane. Eccoti a sei settimane, ripreso di

        spalle. Come sei diventato bellino!
           Non più pesce, non più larva, non più cosa informe, sembri già

        una creatura: con quel testone calvo e rosa. La spina dorsale è




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