Page 14 - Oriana Fallaci - Lettera a un bambino mai nato
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chiate per dirsi chissacché. Quando sono stata sul lettuccio, l’in-
fermiera s’è adirata perché non avevo divaricato le gambe e non
le avevo appoggiate sulle due stampelle di metallo. Lo ha fatto
lei, con fastidio, e dicendo:
«Qui, qui! ». Io mi sentivo ridicola e vagamente oscena. Le sono
stata grata quando mi ha coperto il ventre con un asciugamano.
Ma allora è successo il peggio perché il medico ha infilato un
guanto di gomma e mi ha ficcato un dito dentro, con rabbia. Col
dito dentro ha pigiato, ha frugato, ha pigiato di nuovo, facendomi
male, ed io ho avuto paura che ti volesse schiacciare perché non
ero sposata. Infine lo ha tirato fuori e ha sentenziato: «Tutto bene,
tutto regolare». Mi ha anche dato alcuni consigli, mi ha detto che
la gravidanza non è una malattia, è uno stato naturale, perciò è
bene che continui a fare quel che facevo prima. L’importante è
che non fumi troppo, non compia sforzi eccessivi, non mi lavi con
acqua troppo calda, non mi proponga soluzioni criminali. «Crimi-
nali?» ho chiesto, stupita. E lui: «La legge lo proibisce. Ricordi!».
Per rafforzar la minaccia mi ha perfino prescritto alcune pillole
di luteina e mi ha ingiunto di tornare da lui ogni quindici giorni.
Me l’ha ingiunto senza un sorriso, prima di informarmi che il
pagamento si regolava alla cassa. Quanto all’infermiera, non mi
ha salutato nemmeno. E, mentre chiudeva la porta, m’è parso
che scotesse la testa con disapprovazione.
Temo che dovrai abituarti a simili cose. Nel mondo in cui ti
accingi ad entrare, e malgrado i discorsi sui tempi che mutano,
una donna che aspetta un figlio senza esser sposata è vista il più
delle volte come una irresponsabile.
Nel migliore dei casi, come una stravagante, una provocatrice.
O un’eroina. Mai come una mamma uguale alle altre. Il farmaci-
sta da cui ho comprato le pillole di luteina mi conosce e sa bene
che non posseggo un marito.
Quando gli ho dato la prescrizione, ha alzato le sopracciglia e mi
ha fissato con sgomento. Dopo il farmacista sono andata dal sar-
to, per ordinargli un cappotto. Si avvicina l’inverno, voglio che tu
stia al caldo. Con la bocca piena di spilli per appuntarmi addosso
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