Page 82 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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guardandoci male, comunque con austera antipatia?
Proprio lui. Infatti noi pensammo: ma ce l'ha con noi, quello lì?
Non ce l'avrà mica per via dell'intervista a Khomeini, perché ci
ha riconosciuto grazie alla fotografia con Khomeini? Poi, in
preda a uno strano disagio, ci alzammo e ci allontanammo.
Uhm... Ora che mi torna in mente, lo credo anch'io.
Ma passiamo al terzo leader che la seconda parte del
Novecento ha dato: Wojtyla.
Oddio, riecco Wojtyla. Di qualsiasi cosa si parli, si torna a
Wojtyla... È proprio vero che tutte le strade conducono a Roma.
No, Wojtyla no. Per lui non romperei la mia promessa. Del resto
da me Wojtyla non ha mai voluto farsi intervistare. Nemmeno
per risarcirmi della sgarberia che nei miei confronti commise
quand'era arcivescovo di Cracovia cioè quando sul suo mensile
di Cracovia fece tradurre e pubblicare a puntate il mio libro
Lettera a un bambino mai nato. Sicché gli scrissi che per
tradurre e pubblicare un'opera altrui ci vuole l'autorizzazione
dell'autore e ogni autore è protetto dal copyright, ma lui mi fece
rispondere dal segretario che in Polonia il copyright non
esisteva. Dico no perché, nel suo caso, l'intervista si
trasformerebbe in un pianto. Uno sfogo. Verso l'Occidente egli
s'è reso e si rende responsabile di troppi torti. Il torto di non
pronunciare mai una parola contro i nostri nemici, anzitutto. Di
non denunciare mai in modo chiaro ed inequivocabile le loro
nequizie. Di non condannare nemmeno quelli che ci sgozzano o
ci taglian la testa. Di non biasimare nemmeno quelli che tolgono
il crocifisso dalle scuole o lo buttano dalle finestre degli
ospedali. Insomma il torto di non difenderci e, in nome
dell'ecumenismo, del Dio Unico, imitare lo sconcio silenzio
dell'Onu.
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