Page 21 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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nell'esofago. So che per Alieno intende il cancro, e sebbene mi
dispiaccia indurla ad approfondire quel tema...
No, no, di lui parlo sempre. Apertamente. Con tutti.
Ne parlo anche per rompere il tabù di cui divenni consapevole
quando lui mi aggredì la prima volta, e il chirurgo che mi aveva
operato disse: «Le dò un consiglio. Non ne parli con nessuno».
Rimasi allibita.
E così offesa che non ebbi la forza di replicare: «Che cosa va
farneticando?!? Avere il cancro non è mica una colpa, non è
mica una vergogna! Non è nemmeno un imbarazzo, visto che si
tratta d'una malattia non contagiosa». E per settimane continuai
a rimuginare su quelle parole che non comprendevo.
Poi le compresi. Perché se dicevo d'avere il cancro molti mi
guardavano come se avessi la peste descritta da Manzoni ne I
promessi sposi. O come se fossi già sottoterra. Impauriti,
disturbati. Quasi ostili. Alcuni mi toglievano addirittura il
saluto. Voglio dire: sparivano, e se li cercavo non si facevan
trovare. Infatti fu allora che coniai il termine Alieno. Oggi non
accade più, ne convengo.
Però stia attenta: di rado lo chiamano col suo vero nome. I
giornali ad esempio dicono «malattia inguaribile». Gianni-e-
Umberto-Agnelli-sono-morti-d'una-malattia-inguaribile.
Jacqueline-Kennedy-morì-d'una-malattia-inguaribile. Questo
perpetua il tabù, e quasi ciò non bastasse alimenta una
menzogna. Perdio, non è vero che dal cancro non si guarisce!
Spesso si guarisce. E se non si guarisce, si dura. Col mio sono
durata circa undici anni. E grazie agli anticorpi che tengo nel
cervello potrei durare un poco di più. Ora posso riprenderlo il
discorso sulla gente che non piange e non si ribella?
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