Page 19 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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potevo neppure scendere dal letto. Potevo stringere i denti e
basta. Però appena seppi che Quattrocchi era stato ucciso, mi
alzai. Presi il tricolore che tenevo nel cassettone, mi trascinai
alla finestra e bagnandomi tutta, prendendomi schiaffi di vento,
lo fissai alla griglia del balcone con gli spilli da balia. La
mattina dopo chiamai tre amici operai, operai dell'Enel, e:
«Ragazzi, bisogna che mi aiutiate a installare bene un tricolore
che ho fissato con gli spilli da balia perché l'asta non ce l'ho».
Vennero subito. «S'arriva di corsa, Fallaci!». Uno portò
addirittura l'asta. Di nascosto alla moglie l'aveva tolta dalla
camera da letto dove reggeva le tende, e ogni poco ripeteva:
«Quando la se n'accorge, quella la mi divorzia!». Io stavo
peggio della notte prima. Il dolore era aumentato e mentre
fissavano l'asta, ci inchiodavano la bandiera, non li osservai. Ma
a lavoro concluso andai a vedere e mi commossi. Guardi: non è
una bellezza? Se qualcuno me la tocca, gli sparo nel culo col
fucile da caccia. Eh! Sebbene la mia Italia sia un'Italia ideale,
un'Italia che non esiste, che forse è esistita soltanto nel
Risorgimento, guai se il mio orgoglio patriottico viene ferito.
Però alla base di quel tricolore vedo anche due bandierine
americane.
Sissignori. Due bandierine di carta impermeabile, venti
centimetri per quindici, che insieme a due bandierine italiane
comprai a New York quando D'Alema venne in America per
incontrare tutto emozionato Bili Clinton. Le bandierine
americane le ho messe due mesi dopo, cioè il giorno in cui si
seppe che i militari della Delta Force avevano liberato i tre
ostaggi italiani e il polacco. Le ho messe e continuo a tenerle
per ringraziarli come vuole la buona educazione. Fuorché
Cupertino, pubblicamente non l'ha fatto nessuno. Nemmeno
Berlusconi. Nemmeno il presidente della Repubblica.
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