Page 23 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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Si spieghi meglio.
Bè, io non mi proponevo di scrivere un altro libro su noi e
l'Islam. L'assillo del mio-bambino insomma del romanzo
interrotto mi tormentava, l'ansia di toglierlo dal cassetto mi
bruciava, sicché su di noi e sull'Islam volevo fare soltanto un
Post-Scriptum a La Rabbia e l'Orgoglio. Ma la tentazione di
rinsanguare quella predica prevalse, il bisogno d'arricchirla con
un discorso più approfondito divenne la consapevolezza d'un
dovere. Mi fiorì tra le mani La Forza della Ragione, e quando
scrivo un libro io mi comporto come una donna incinta che
pensa al feto nel suo ventre e basta. Non conta che lui.
M'accorsi, sì, che l'Alieno s'era svegliato. Scrivevo e tossivo,
scrivevo e tossivo. Una tossaccia secca, cattiva, e simile a quella
che in pochi mesi s'era portata via mio padre con un cancro ai
polmoni. Ma anziché correre a Boston o cercarmi un medico a
New York continuai a lavorare. Se ci vado e mi conferma che
s'è svegliato, conclusi, mi opera. Se mi opera, interrompo la
gravidanza.
Abortisco. Mi trovai insomma nelle condizioni d'una donna che
deve scegliere tra la propria vita e quella del figlio. E scelsi la
vita del figlio. Con ottimismo, però. Proprio come facevo alla
guerra, per esempio in Vietnam, quando sceglievo di seguire le
truppe in combattimento e sapevo che potevo morirci ma con
una sorta di scommessa puntavo sul non-morire. Mi dicevo: ce-
l'ho-fatta-lavolta-scorsa-e-ce-la-farò-di-nuovo. Bè, ho perso la
scommessa.
Quando a marzo sono venuta in Italia per dare il Visto-si-
Stampi a La Forza della Ragione, il chirurgo di Milano ha
detto: «Troppo tardi per operare». E mi ha passato all'oncologo
che amministra le chemio. Roba che nel mio caso non serve. Ma
ora mi lasci riprendere quel discorso. Ci tengo perché il mio
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