Page 22 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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Un altro momento, la prego. Poco fa mi ha risposto che ne
parla «anche» per rompere il tabù. Ciò mi autorizza a pensare
che vi sia un secondo motivo. Qual è?
Convincere chi ce l'ha a non fare quel che ho fatto io. E colpa
mia se dopo undici anni lui s'è risvegliato. Colpa mia. Tutta mia.
Con l'Undici Settembre smisi di curarmi. Di frequentare gli
oncologi, di farmi gli esami. Infatti il direttore del Boston
Hospital, allora l'ospedale che mi teneva d'occhio, mi mandò
una letteraccia in cui diceva: «Ms Fallaci, you are putting in
jeopardy the reputation of my equipe. Lei sta mettendo a rischio
la reputazione della mia équipe». Ma non avevo il tempo di
andare a Boston. Prima l'articolone, La Rabbia e l'Orgoglio, e il
fracasso che ne seguì. Poi il libro omonimo e il fracasso che si
raddoppiò. Poi le traduzioni...
Dopo averlo pubblicato in Italia mi misi a tradurlo in inglese e
in francese nonché a controllare, parola per parola, la versione
spagnola. Non mi fido mai dei traduttori, tra me e loro v'è
un'ostilità sanguinosa, e nelle lingue che conosco preferisco
tradurmi da sola. Poi i processi in Francia, le accuse di razzismo
religioso, di istigazione all'odio, di xenofobia. Poi le stronzate
dei no-global che volevano entrare nel Centro Storico di Firenze
e sfregiare i monumenti, sicché venni in Italia per tentar
d'impedirglielo. Poi la guerra in Iraq dove stavo per andare e
non andai perché non si può salire sui carri armati o correre
sotto le mitragliate con un corpo che non ti obbedisce. Per oltre
due anni queste cose requisirono ogni istante della mia vita, e
m'indussero a dimenticare l'Alieno che dormiva. Dio, che
sciocchezza. Che suicidio. Comunque il vero suicidio l'ho
commesso a evitare i medici per scrivere La Forza della
Ragione. Non a caso mia sorella Paola odia quel libro in
maniera maniacale e quando ne vede una copia sibila:
«Maledetto. Sei tu il responsabile».
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