Page 118 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
P. 118
davvero rubato a me stessa, e ciò che succede da allora
m'avviluppa più d'una vischiosa rete di ragno. Ogni filo della
rete un laccio che mi imprigiona, mi incolla alla tragedia in cui
stiamo vivendo. L'Islam avido, strisciante, ambiguo.
La sua fame e la sua sete di conquistare, soggiogare.
Il suo culto della Morte, la sua voluttà per la Morte.
La sua doppiezza e la sua slealtà. L'Occidente cieco, sordo,
rimbecillito. Il suo cancro morale e intellettuale, la sua
debolezza, la sua timidezza. Il suo masochismo. Il mio dovere
di parlarne, dire ciò che la gente pensa ma non dice. Dovere al
quale obbedirò finché avrò un filo di respiro. E il miobambino è
un bambino che vive in un mondo troppo diverso da quello
d'oggi. Vive nel mondo del nostro passato, dei tempi in cui si
suonavano le campane e si viaggiava in carrozza. E in cui si
credeva alla patria, all'onore, in cui si saliva sul patibolo per la
Libertà. E anche un bambino molto complesso, molto esigente.
Trabocca di personaggi che nuotano nel mare della Storia e nel
medesimo tempo volano nei cieli della fantasia. In quanto tale
richiede una concentrazione assoluta, la serenità che mi
benediva quando m'occupavo esclusivamente di lui e il resto
non m'interessava. Come faccio, oggi, a occuparmi
esclusivamente di lui ossia a ignorare la realtà che mi circonda?
Siamo in guerra. Una guerra che non volevamo, che non
vorremmo, ma che il nemico ci ha dichiarato e che di
conseguenza dobbiamo combattere. Una guerra che si allarga
ogni giorno, che ogni giorno rischia d'annientarci, e che quindi
mi riguarda anche personalmente. Avermi criminalizzato anzi
demonizzato, non basta ai figli di Allah e ai loro complici. Il
loro più vivo desiderio è tapparmi la bocca per sempre,
ammazzarmi prima che mi ammazzi l'Alieno. E sebbene di
quest'argomento parli poco perché parlarne mi annoia, nella
116