Page 115 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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gabbiano.
E qual è l'idea su cui non ha mai cambiato idea, non cambierà
mai idea?
La libertà, ovvio. Non la libertà intesa come licenza,
sfrenatezza, prepotenza, egoismo, cioè la libertà che s'inebria di
sé stessa. Che si abbandona agli eccessi, che toglie libertà agli
altri. La libertà ragionata, intendo dire. Disciplinata anzi
autodisciplinata. Me l'insegnò Platone in seconda Liceo, quando
il professor Morpurgo ci fece tradurre dal greco in italiano
quella mezza pagina dell'ottavo libro di Repubblica. Guardi, l'ho
incorniciata. La tengo sul muro, sia qui che a New York. E va
da sé che non ne avrei bisogno. La so a memoria, posso recitarla
come i preti recitano il Pater Noster. Ascolti:
«Quando un popolo divorato dalla sete di libertà si trova ad aver
coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo,
accade che i governanti pronti ad esaudir le richieste dei sempre
più esigenti sudditi vengano chiamati despoti. Accade che chi si
dimostra disciplinato venga dipinto come un uomo senza
carattere, un servo. Accade che il padre impaurito finisca col
trattare i figli come suoi pari e non è più rispettato, che il
maestro non osi rimproverare gli scolari e che questi si faccian
beffe di lui, che i giovani pretendano gli stessi diritti dei vecchi
e per non sembrar troppo severi i vecchi li accontentino. In tale
clima di libertà, e in nome della medesima, non v'è più rispetto e
riguardo per nessuno. E in mezzo a tanta licenza nasce, si
sviluppa, una mala pianta: la tirannia». Mi dica, non sembra
scritto oggi per certi italiani d'oggi?
Glielo dico.
Ecco perché mi arrabbio tanto. Ecco perché descrivendo la mala
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