Page 95 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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invisibile che mi diceva racconta la verità, racconta questo. E
così m'è venuta l'idea di fare un film su un regista che vuol fare
un film e non se lo ricorda più. Sì, Guido Anselmi non fa che
vivere ciò che ho vissuto in parte anch'io in questo film. E la
conclusione, se conclusione si può chiamare, è questa: non
bisogna accanirsi nel capire ma tentar di sentire, con
abbandono. Bisogna accettare sé stessi: io sono questo e sono
contento di essere questo. Voglio smetterla di costruire miti
sopra di me, voglio vedermi come sono: bugiardo, incoerente,
ipocrita, vile... Voglio piantarla di problematizzare la vita,
voglio mettermi in condizioni di amarla, di saper amare tutto.
Parlo sempre di Guido, s'intende... E insomma lo dice anche
sant'Agostino: «Ama e fai quello che vuoi». Bè, non dice
proprio così ma quasi...
Per uno che non ha letto nulla, mica male la citazione di
sant'Agostino.
È che ogni tanto mi capita di entrare in libreria, di aprire un
libro e di buttare gli occhi sopra una pagina che dice una cosa
così. Poi, magari quella cosa così non la capisco neanche,
subito...
bugiardo. Mi dica piuttosto come mai non ha più scelto
Laurence Olivier per il ruolo di Federico, pardon, di Guido.
Sarebbe stato perfetto.
Laurence Olivier... Un inglese, un baronetto, un grandissimo
attore. Come si fa? Ti intimidisce. Io avevo bisogno di un
italiano, di un amico che accettasse con umiltà di essere come
un'ombra rispettosa, che non venisse fuori in modo eccessivo.
Così ho preso Mastroianni, lo conoscevo già, ed è stato
bravissimo: così allusivo, discreto, simpatico, antipatico, tenero,
prepotente. C'è e non c'è.
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