Page 94 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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della propria vita. Proprio per questo il film mi ha fatto un gran
bene: mi sento come liberato, ora, con una gran voglia di
lavorare. È un film testamentario, hai ragione, eppure non mi ha
svuotato. Al contrario, mi ha arricchito: fosse per me,
ricomincerei a farne un altro domattina. Davvero. E certo se mi
dicono che bravo Fellini, che ingegno, mi fa un gran piacere:
ma non sono i complimenti che cerco con Otto e mezzo.
Vorrei...
vorrei che questo senso liberatorio si trasmettesse a chi lo va a
vedere, che dopo averlo visto la gente si sentisse più libera,
avesse il presentimento di qualche cosa di gioioso...
Oddio, signor Fellini: non mi venga a dire che a lei importa
della gente che va a vedere il suo film.
Se c'è un uomo che se ne frega del prossimo e non ha spiriti
evangelici, questo è proprio lei.
Lasciamo perdere, per carità, e prendiamo atto dell'importante
ammissione: le somme che tira in Otto e mezzo sono quelle
della sua vita e non di un personaggio fantastico.
Uffa, che noiosina. Ma cosa vuoi che ti dica? Tante cose... si
capisce... son vere. Quello che è successo nel film è successo un
po'"a me... a un certo punto non sapevo più cosa fare, non mi
ricordavo più niente. Lavoravo con Flaiano, Pinelli, Rondi,
senza convinzione. Avevo l'episodio della Saraghina, quello del
cardinale, ma erano cose staccate, che nuotavano nel vuoto: e
non mi ricordavo più niente, davvero. Quelli della produzione
stavano lì, mi guardavano con occhi imploranti, sospettosi, e io
avevo una gran voglia di dire al produttore lasciamo perdere,
non facciamolo più questo film. Poi m'è sembrato che questo
smarrimento fosse un invito, l'aiuto di un collaboratore
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