Page 92 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
P. 92
morti anche i vivi, in quel film.
Ma allora hai capito poco, non è un film triste. È un film dolce,
aurorale. Malinconico, semmai.
Però la malinconia è uno stato d'animo nobilissimo: il più
nutriente e il più fertile...
Se le fa piacere: diciamo pure che ho capito poco. Tesorino, hai
fame? Hai sete? Vuoi sdraiarti un po'?
Non ho fame, non ho sete, e non voglio sdraiarmi per niente. Mi
lasci continuare, la prego. Dunque dicevo: il protagonista del
film ha quarantatré anni, è un regista, ed è Federico Fellini.
Anche se lei lo ha chiamato Guido Anselmi...
Davvero non hai bisogno di nulla? Un caffè...
Non ho bisogno di nulla. Per favore, signor Fellini: lasci stare il
mio magnetofono. Se continua a toccarlo, lo rompe. Perché
vuole romperlo? Tanto lo sappiamo tutti, ormai, che il suo film
è autobiografico: sfacciatamente, indiscutibilmente
autobiografico. Perfino il cappello di Guido Anselmi è identico
al suo. Perfino il modo di buttarsi il cappotto sulle spalle, di
camminare, di sorridere. Lasci stare il mio magnetofono.
Perfino...
Ma quello è un regista fallito, che sta fallendo. Oh, bimba!? Ti
sembro un regista fallito, io? Guido Anselmi ha quarantatré anni
come me, va bene, ma potrebbe averne quarantuno o
quarantasette o trentacinque come quell'altro grande regista.
«Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva
oscura, / che la diritta via era smarrita.» È un uomo perduto in
una boscaglia intricata e buia...
92